Bataclan, Parigi, 13 novembre 2015. A due anni dall’attentato al Bataclan, Parigi ricorda le vittime di quella tragica notte con una solenne cerimonia di commemorazione.
130 morti e oltre 400 feriti nella serie di attentati che colpirono e seminarono il terrore nella città. Il primo attacco terroristico partì dallo Stade de France, continuò sui locali del 10mo e 11mo arrondissement, per poi concludersi con l’assalto al Bataclan, la sala per concerti dove oltre 1500 persone erano presenti per l’esibizione degli Eagles of Death Metal. Fu l’attacco più lungo: due ore e 40 minuti in cui morirono 90 persone e decine furono ferite o prese in ostaggio.
Durante la cerimonia, alla presenza del presidente Emmanuel Macron, della sindaca di Parigi Anne Hidalgo e dell’ex presidente Francois Hollande, sono stati scanditi i nomi di tutte le vittime. “Il nostro messaggio lo abbiamo mandato e vogliamo che in questa giornata ci sia concesso di restare solo nel silenzio e nel dolore”, ha detto la madre della ricercatrice italiana morta nell’attentato, Valeria Solesin.
Il teatro Bataclan aveva già riperto simbolicamente l’anno scorso alla vigila del primo anniversario dagli attacchi terroristici con il concerto di Sting. Ma solo a due anni dalla strage ha ripreso vita e la sua attività, ospitando vari artisti tra cui anche Francesco De Gregori. Jules Frutos, co-direttore della sala concerti di Parigi, ha spiegato che “i mesi che hanno seguito la riapertura sono stati piuttosto difficili in termini di programmazione. Benchè il numero di spettacoli tenuti al Bataclan sia sceso di circa il 20% negli ultimi dodici mesi, dall’altra parte è peròaumentato il tasso di partecipazione, con la sala piena al 90%”.
Tra le persone sopravvissute a quella tragica notte alcune hanno deciso di tatuarsi per mascherare le cicatrici delle ferite, altre per non dimenticare le vittime di quell’orrore, altre ancora per trasferire sulla pelle una sofferenza profonda ed indelebile. Le stesse hanno accettato di posare per Joël Saget, celebre fotografo dell’Afp.
Tra queste una donna di 44 anni ha deciso di farsi tatuare una fenice nel punto in cui è stata ferita da una scheggia: «Un simbolo di rinascita, per ricordarmi sempre che malgrado i momenti spaventosi trascorsi quella sera ci sono ancora delle cose belle da vivere. Il tatuaggio serve per buttare fuori il dolore che abbiamo dentro».