A Roma il convegno organizzato da Greenpeace “PFAS, stop ai veleni”. Il Vicepresidente della Camera Sergio Costa: “Subito una mozione d’aula per capire chi è a favore e chi è contro. Qualcuno deve dire se vuole ancora infierire sulle famiglie o no”.
Servizio video di Mariaelena Leggieri
A Roma, presso la Sala Refettorio della Biblioteca Macuto della Camera, si è svolto, nella mattinata di martedì 28 maggio il convegno “PFAS. Stop ai veleni”. L’incontro, aperto con i saluti istituzionali del Vicepresidente della Camera Sergio Costa, ha portato all’interno di una delle suggestive sale di Palazzo San Macuto l’inquinamento da PFAS. Un problema che, come emerso durante gli interventi dei relatori, non può restare confinato nel Nord Italia o nella cosiddetta “zona rossa”, ma deve riguardare l’intera cittadinanza.
Il Vicepresidente della Camera dei Deputati Sergio Costa ha dichiarato ai microfoni di TeleAmbiente: “Ci sarà subito una mozione d’aula per capire chi è a favore e chi è contro. Così politicamente qualcuno deve dire se vuole infierire ancora sulle famiglie o meno. Noi ovviamente la depositeremo nei prossimi giorni seguendo la linea che Greenpeace ha indicato nei suoi 10 punti. Il passo successivo è depositare una proposta di legge da parte del M5S e da coloro che decideranno di unirsi a questa battaglia per capire se l’Aula vuole veramente arrivare alla promulgazione di una norma che salvaguardi l’Italia dai PFAS.”
Ad organizzare il convegno è l’associazione ambientalista Greenpeace, che da tempo si occupa della contaminazione da PFAS e dei danni ambientali e alla salute pubblica che gli “inquinanti eterni” provocano da decenni.
L’Ong ha anche presentato il suo ultimo report sul tema, basato sul database Ispra, che rivela quanto la contaminazione ambientale di queste sostanze sia diffusa nel nostro Paese. I risultati mostrano chiaramente l’inquinamento dal PFAS. Le sostanze chimiche sono risultate presenti nel 17% dei risultati ottenuti dai controlli effettuati dagli enti preposti tra il 2019 e il 2022 in tutte le Regioni oggetto di monitoraggio.
Giuseppe Ungherese, Responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, ha spiegato: “Oggi è una giornata importante in cui abbiamo portato un problema irrisolto nei palazzi della democrazia. Greenpeace continua a lavorare in supporto alle comunità impattate, nei territori cosiddetti ‘zone di sacrificio’. Inoltre continueremo a far pressione agendo con un divieto dell’uso e della produzione di queste sostanze. Tante nazioni stanno già legiferando in questa direzione e non ci sono ragioni per cui l’Italia non debba farlo”.
Volti seri, provati dalla costante lotta per ottenere un aiuto o quantomeno l’ascolto delle istituzioni, quelli presenti all’evento. Oltre ad esperti di settore e giornalisti come Riccardo Iacona e Teresa Paoli del programma Rai “PresaDiretta” infatti, l’incontro ha dato voce proprio alle persone che vivono e pagano sulla loro pelle le conseguenze dell’esposizione ai PFAS, una categoria di sostanze chimiche tanto pericolosa quanto difficile da eliminare.
Maria Secco, figlia di una “Mamma NO PFAS”, ha raccontato la sua esperienza: “La mia vita è cambiata sette anni fa, quando è venuto fuori questo problema. Mia mamma si è dedicata giorno e notte in questa battaglia. Per il bene dei suoi figli si è sempre impegnata tantissimo e ne sta pagando le conseguenze, come tutta la nostra famiglia. Nel quotidiano non possiamo bere l’acqua del rubinetto né usarla per cucinare, dobbiamo stare cose a cui normalmente non si pensa.”
⚫️La contaminazione da #PFAS in Italia non si limita solo al Veneto e Piemonte: tra il 2019 e il 2022 sono stati trovati in quasi 18 mila campioni in 16 regioni, da Nord a Sud.
Scopri la nostra inchiesta sui dati ISPRA #StopPFAS #ZeroPFAShttps://t.co/K60B5RYr8v
— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) May 28, 2024
“Esposizione zero. È questa la nuova prospettiva, quindi queste sostanze non devono entrare più nel ciclo della manifattura. Si può fare ed è l’unica strada vera sulla quale bisogna puntare nella transizione mentre spendiamo soldi e risorse per pulire i corsi d’acqua, con costi enormi e con carboni attivi che vanno rigenerati per non reintrodurre i PFAS. Mentre facciamo la corsa ad ostacoli, dobbiamo risolvere il problema all’origine”, ha dichiarato Riccardo Iacona, giornalista e conduttore di PresaDiretta.
Cosa sono i PFAS e dove si trovano
Le sostanze per-e polifluoroalchiliche vennero sintetizzate per la prima volta alla fine degli anni ’30, dall’azienda chimica DuPont. Queste componenti chimiche hanno proprietà idrorepellenti e oleorepellenti, oltre ad essere molto resistenti alle alte temperature. Per questo, i PFAS iniziarono ad essere impiegati in moltissimi rami dell’industria e negli anni sono diventati composti onnipresenti in una grande varietà di prodotti.
Nel corso degli anni, numerosi studi hanno portato alla definizione dei PFAS, da parte dell’IARC, come sostanze “cancerogene per l’uomo”, riferendosi in particolare ai PFOA. Essendo degli interferenti endocrini, i PFAS sono correlati al rischio di contrarre alcune forme di cancro femminile (utero, ovaie, seno). Sono poi associati al rischio di tumori ai testicoli, ai reni, a danni alla fertilità e possono favorire alti livelli di colesterolo.