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BARCELLONA, UN MILIONE IN PIAZZA PER L’UNITÀ. VARGAS LLOSA, “NO AL COLPO DI STATO”

Di Sara Falconieri. Barcellona. Un fiume umano, di canti e bandiere spagnole hanno invaso le strade di Barcellona per protestare contro la secessione. La Società Civile Catalana (Scc) organizzatrice della manifestazione, che si è svolta tra piazza Urquinaona e la stazione di Francia ha parlato di un milione di persone, confermando il grande successo della manifestazione. La polizia urbana di Barcellona ha parlato invece di 350 mila partecipanti.

Qualunque sia in numero, è evidente che una fetta consistente di popolazione è contraria anche all’idea di una possibile indipendenza catalana.

D’altro canto il rischio Catalexit desta già grande preoccupazione tra le aziende e gli istituti di credito che stanno emigrando dalle loro sedi in Catalogna.

In strada la gente ha sventolato bandiere a favore dell’unità spagnola, mentre la polizia catalana dei Mossos d’Esquadra è stata accolta tra fischi di protesta. Tra i manifestanti anche il premio Nobel per la Letteratura, lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa che ha commentato: “Ci sono molti catalani che non si sentono rappresentati dagli indipendentisti, che non vogliono il colpo di stato voluto dal governo locale e che, semmai, pensano che Spagna e Catalogna, unite da cinque secoli, non potranno essere divise da niente e da nessuno». Lo scrittore ha guidato il corteo per le strade della capitale catalana insieme alla folla riunita al grido di “Basta, recuperiamo il buon senso”. È lo slogan con cui la ‘maggioranza silenziosa’ spagnola e catalana cerca di farsi sentire. Silenziosa, perché “non ha avuto voce in capitolo” sin dal referendum delle autorità indipendentiste.

Ad incitare la folla anche il tweet del premier spagnolo Mariano Rajoy che ha richiamato lo slogan dei manifestanti con l’hashtag #RecuperemElSeny. Sempre su Twitter poco prima il premier aveva dichiarato che il governo di Madrid “impedirà l’indipendenza della Catalogna”.

Promessa che potrebbe farsi concreta se Rajoy dovesse attivare l’art. 155 della Costituzione. Ribattezzato “l’arma nucleare”, l’articolo porterebbe alla sospensione dell’autonomia della Generalitat catalana dopo il referendum incostituzionale del primo ottobre. “Non escludo assolutamente nulla che sia previsto dalla legge ma quello che farò sarà fatto al momento opportuno. In un mondo ideale non ci dovrebbero essere soluzioni drastiche ma dobbiamo reagire” ha dichiarato il premier conservatore a El País.

Manifestazioni e proteste che al momento non sembravano aver scaldino la fermezza dei separatisti che si preparano al discorso del presidente della Generalitat Carles Puigdemont, previsto per i prossimi giorni.

Insomma la Spagna appare sempre più divisa. E se, al termine di questa giornata, le quotazioni vedono gli unionisti in crescita, allo stesso tempo, resta il segno delle violenze commesse dalla polizia spagnola nella giornata del referendum che ha visto due milioni di catalani votare per l’indipendenza.

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