Balene. Con il nuovo anno il Giappone uscirà dalla Commissione Internazionale per la Caccia alle balene (Iwc), la commissione che protegge le balene,con l’obiettivo di riprendere la caccia per scopi commerciali a luglio 2019. “Questo è un grave errore che allontana il Giappone dal resto del mondo”, Greenpeace.
Lo ha annunciato nel corso di una conferenza il capo di gabinetto Yoshihide Suga ma la decisione era nell’aria da tempo. Negli ultimi mesi, infatti, il Giappone aveva cercato di ottenere il permesso di tornare a cacciare i cetacei restando all’interno dell’IWC. La caccia alle balene a scopo commerciale sarà permessa “solo nelle acque territoriali e nella zona economica esclusiva del Giappone”, ha puntualizzato il portavoce del governo giapponese, mentre sarà vietata la caccia alle balene nelle acque dell’Antartide e nell’emisfero australe. Si tratta comunque di una decisione storica, destinata a far discutere, anche perché le attività erano state interrotte più di trent’anni fa.
L’Iwc è stato creato 70 anni fa per garantire la preservazione da questi cetacei ed evitare la caccia indiscriminata negli oceani. Il Giappone è entrato nella Commissione Internazionale nel 1951 e nel 1982 ha aderito alla moratoria internazionale indetta dall’organizzazione. Cinque anni più tardi, il Giappone ha annunciato l’avvio della caccia alle balene nelle acque dell’Antartide per «scopi scientifici», ma nel 2014 questo tipo di attività è stata vietata dalla Corte Internazionale di Giustizia: il Giappone ha ripreso la caccia alle balene in Antartide l’anno successivo riducendo il numero di esemplari e di specie cacciate.
La caccia alle balene per scopi commerciali è stata sospesa, invece, nel 1988, e sei anni più tardi, il governo di Tokyo ha dato il via libera alla caccia alle balene a scopo di ricerca nell’Oceano Pacifico nord-occidentale.
Il direttore esecutivo di Greenpeace Japan, San Annesley, ha commentato: “Questo è un grave errore che allontana il Giappone dal resto del mondo. Negli anni passati la flotta giapponese ha una lunga storia di non collaborazione con l’Iwc” – continua- “Il governo nipponico deve agire con urgenza per conservare gli ecosistemi marini, piuttosto che riprendere la caccia commerciale”.
Secondo gli ambientalisti, dietro questa decisione c’è la volontà di sostenere l’industria della carne di balena, nonostante il netto calo di vendite. Se negli anni Sessanta in Giappone si consumavano 200mila tonnellate di carne, oggi si è scesi a 5mila. La campagna per abbandonare l’Iwc è partita da un gruppo di parlamentari liberaldemocratici che fanno parte di una lega a favore della caccia commerciale alla balena. Ma quello di Tokyo non è l’unico caso. Islanda e Norvegia, pur facendo parte dell’Iwc, continuano a praticare la caccia alle balene, ufficialmente per scopi commerciali.
Secondo il Wwf “è scandaloso che nel 2018 il Giappone manifesti la volontà di continuare la caccia alla balena, massacro anacronistico e senza alcuna giustificazione, se non una subcultura dura a morire, che rischia di portare verso l’estinzione due specie come la balenottera comune (già in declino) e quella minore (a rischio)”. Specie finora messe a dura prova, oltre che dalla caccia a scopi scientifici, anche da bycatch, ossia la cattura accidentale “che uccide almeno 300mila balene e delfini ogni anno, la collisione con le navi e l’inquinamento con l’ingestione di micro e macro plastiche attraverso una catena alimentare ormai contaminata”. L’anno scorso ben 330 balenottere minori sono state uccise in Antartide.
Secondo i sondaggi poi, come sottolinea il Wwf “appena l’11% dei giapponesi consuma ancora carne di balena e si dice favorevole a questa attività. Uno schiacciante 90% non vuole più saperne”.
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