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Aviaria, l’appello degli scienziati: “Prepararsi ora a una potenziale pandemia”

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La lettera firmata da sette scienziati statunitensi pubblicata da Science: “Muoversi subito per salvare vite ed evitare eventuali lockdown”.

L’allarme viene ribadito da tempo, ma la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro. Di fronte alle continue mutazioni, e alla sempre maggiore diffusione, del virus dell’influenza aviaria in diverse specie, ora arriva un nuovo appello ufficiale da parte di scienziati ed esperti sanitari. A darne la giusta autorevolezza è anche la rivista scientifica che l’ha pubblicata: Science, nota in tutto il mondo accademico e non solo.

Gli scienziati che hanno scritto e firmato la lettera pubblicata su Science sono Jesse L. Goodman, Norman W. Baylor, Rebecca Katz, Lawrence O. Gostin, Rick A. Bright, Nicole Lurie e Bruce G. Gellin. Nella lettera, le autorità sanitarie e politiche di tutto il mondo sono invitate ad un coordinamento tempestivo che consenta, il primo possibile, una maggior preparazione di fronte ad una potenziale pandemia del virus H5N1. “Il virus ha attraversato specie e si è adattato a ospiti mammiferi, tra cui bovini da latte, causando un’esposizione diffusa e sporadiche infezioni nell’uomo” – si legge nell’appello – “Sebbene la maggior parte dei casi sia stata lieve, il virus dell’influenza aviaria può causare gravi malattie e, dato il potenziale di diffusione dell’H5N1, è necessaria un’azione urgente per affrontare i gap nella preparazione“.

Oltre ad un sostanziale immobilismo, soprattutto da parte della politica, ci sono anche alcune criticità per quanto riguarda la possibile risposta globale ad una potenziale, nuova pandemia. La rapida disponibilità di un vaccino, ad esempio, è fortemente limitata dalle tecnologie approvate attualmente, come i vaccini a base di proteine. Inoltre, un vaccino non sarà disponibile a breve perché occorre considerare i tempi necessari per condurre valutazioni di immunogenicità ed efficiacia, oltre ad altri test sui lotti. Senza contare che molte agenzie regolatorie, nazionali o internazionali, non hanno le risorse né le capacità per poter valutare rapidamente e in modo adeguato i vaccini pandemici.

Come superare questa ‘impasse’? Secondo gli scienziati statunitensi che hanno sottoscritto quell’appello, per semplificare lo sviluppo, la valutazione, la produzione e l’accesso ai vaccini, i governi e gli enti regolatori come le agenzie del farmaco dovrebbero migliorare la collaborazione sulle nuove tecnologie (come i vaccini a mRna e quelli che utilizzano nuovi antigeni). E ancora: allineare i percorsi e i requisiti normativi, oltre a modernizzare la valutazione dell’immunogenicità e gli strumenti di rilascio dei lotti. Va garantito anche un accesso equo, ad esempio istituendo un fondo globale per fornire finanziamenti e acquisti anticipati di vaccini per i Paesi a medio e basso reddito.

Senza contare, inoltre, la necessità di pianificare in anticipo i programmi di immunizzazione, che sono generalmente molto complessi. La preparazione, in questo senso, richiede ruoli, responsabilità e finanziamenti definiti, oltre a una gestione efficace delle informazioni e della catena di fornitura. Queste strategie possono essere definite anche grazie all’esperienza maturata con l’influenza stagionale, con il Covid-19 e con altri focolai virali. “La pianificazione dell’immunizzazione e delle comunicazioni deve essere integrata e coinvolgere le comunità interessate, e deve trascendere le divisioni politiche. Ogni livello deve comprendere chiaramente le proprie responsabilità e le circostanze in cui i piani si attivano“, spiegano gli esperti.

Un semplice appello di buonsenso, quindi, quello degli scienziati. Eppure, basta vedere quanto sta accadendo anche in Italia, perfino sulle politiche di sanità pubblica proseguono le divisioni ideologiche e politiche. Segno, questo, che forse la pandemia di Covid-19 non ha insegnato molto. Proprio questo, probabilmente, è il motivo di maggior preoccupazione degli scienziati, che scrivono: “Considerare rischi sociali ed economici derivanti sia da una pandemia che da potenziali mitigazioni dovrebbe essere integrata nel processo decisionale. Serve un’analisi proattiva per prepararsi agli impatti sulle catene di fornitura per i vaccini, agli effetti sull’assistenza sanitaria e su altri settori. Occorre quindi finanziare e implementare con urgenza iniziative di preparazione alla pandemia“.

A cosa si riferiscono gli scienziati statunitensi? In primis, allo sviluppo di vaccini antinfluenzali pandemici ‘scalabili’, sul modello dell’Operation Warp Speed (la maxi-collaborazione avviata dagli Stati Uniti durante la pandemia di Covid per velocizzare l’arrivo di vaccini, farmaci e strumenti diagnostici). Per dirla in poche parole: l’industria farmaceutica, i governi, gli enti regolatori e la comunità scientifica devono collaborare attivamente anche per garantire un accesso equo alla vaccinazione, alle terapie, alle diagnosi o ai dispositivi di protezione individuale. L’appello degli scienziati dimostra anche un certo realismo quando viene sostenuta la necessità di un programma completo di sensibilizzazione e comunicazione, supportato dalla scienza comportamentale, per comprendere meglio e rispondere a timori e scettiscismi sui vaccini, in modo da ricostruire la fiducia nella sanità pubblica che sembra essere venuta meno (non solo negli Stati Uniti, ma anche in Italia, dove è sempre stata un modello).

C’è poi un ultimo appello, non meno importante degli altri: quello della redazione dei cosiddetti piani pandemici. Secondo gli scienziati, i vari Stati non dovrebbero muoversi in autonomia e seguendo pre-concetti ideologici, bensì condividere i propri piani di risposta, sottoponendoli a test approfonditi e trasparenti, formando collaborazioni globali che includano diversi scenari di malattia e strategia di immunizzazione. In un mondo globalizzato, inevitabilmente ed estremamente interconnesso, dovrebbe essere una scelta imprescindibile, almeno in teoria. L’appello degli scienziati si conclude così: “Migliorare ora la nostra prontezza può salvare vite e ridurre i lockdown nel caso in cui l’H5N1, o un altro virus, scatenassero una pandemia“.

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