Dal 7,8% per la Tesla di Musk (prodotta a Shanghai) al 35,3 % per la Mg di Pechino, salgono i dazi imposti dall’Europa all’ingresso di auto elettriche cinesi.
Nonostante il disaccordo della Germania, la guerra doganale tra Europa e Cina appare ormai inevitabile, a meno che entro il 30 ottobre non si trovi un accordo. Sul tema i 27 sono spaccati; dieci Paesi hanno votato a favore, tra questi l’Italia, dodici si sono astenuti e cinque hanno votato contro, capitanati dalla Germania.
I dazi sono motivati dall’Unione come protezione contro i sussidi cinesi che hanno reso le auto elettriche del Dragone particolarmente competitive in Europa. L’ingresso di tagli veicoli nel mercato europeo rischia di cancellare il settore elettrico europeo, che ha dei costi di produzione e quindi dei prezzi di vendita al dettaglio molto più elevati.
la Cina è il terzo mercato per le esportazioni europee. Basti pensare che secondo i dati ISTAT solo l‘Italia in un anno esporta in Cina beni agroalimentari per un valore di 540 milioni di euro. Nel 2022 gli scambi commerciali tra Bruxelles e Pechino hanno toccato quota 856 miliardi di euro.
La guerra doganale rischia però di travolgere altri settori cruciali per l’Europa come il settore caseario, quello dei salumi e degli alcolici già presi di mira da indagini antidumping da parte della Cina che potrebbe rivalersi imponendo dazi su queste importazioni Ue e causando così un effetto a catena.
Il dumping consiste nel vendere un bene all’estero a un prezzo inferiore a quello a cui viene venduto in patria, lo scopo è di sbaragliare la concorrenza e ottenere così un’ingente fetta di mercato estero.
Di tale procedura è accusata l’Unione che esporta nella Repubblica Popolare Cinese carne fresca e congelata di maiale, così come frattaglie e grasso di maiale.
I timori dei produttori italiani
Nel mirino di Pechino ci sono 20 programmi di sovvenzioni al settore caseario. Secondo i dati diffusi da Coldiretti, i produttori italiani hanno registrato nei primi 5 mesi del 2024 un incremento dell’export del 35%, sarebbero i primi a pagare i costi di questa “guerra doganale”. Sul settore pesano già i risvolti della guerra in Ucraina con il blocco del Mar Rosso da parte degli Houthi, l’embargo imposto dalla Russia in risposta ai dazi legati all’occupazione della Crimea, sui prodotti europei.