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Australia, paura per una capsula radioattiva smarrita

australia capsula radioattiva

Minuscola per dimensioni, ma potenzialmente letale. Nessuno ha idea di dove possa essere e potrebbe non essere mai ritrovata: ecco perché.

Paura in Australia per una minuscola, ma pericolosa capsula radioattiva smarrita in un tratto di autostrada lungo quasi 1500 km e in un territorio quasi del tutto desertico. Incredibile, ma vero: lo conferma l’allerta delle autorità, che sono sulle tracce della capsula smarrita ma mettono in guardia i cittadini per via della grande pericolosità.

Australia, smarrita capsula radioattiva

La capsula smarrita, a fronte di dimensioni estremamente ridotte (8 millimetri di lunghezza per 6 millimetri di altezza, più piccola di una moneta da un centesimo di euro), contiene una piccola quantità di cesio-137, altamente radioattivo, che emette raggi beta e gamma estremamente pericolosi per l’uomo e altri esseri viventi. In un raggio di cinque metri, la capsula emette radiazioni equivalenti a quelle di dieci radiografie ogni ora.

Ricerche e indagini

Ma come è potuto accadere? Secondo una prima ricostruzione, la capsula fa parte di uno strumento che misura la densità di ferro nelle miniere e si sarebbe staccata da un pezzo di attrezzatura a causa delle vibrazioni del camion che la trasportava. Il mezzo era partito da una miniera vicino Newman, 1400 km a Nord di Perth, ma ha poi percorso il lungo tratto di autostrada. La miniera in questione appartiene al Rio Tinto Group, impresa mineraria che ha lanciato l’allarme in maniera tardiva.
Le ricerche, al momento, appaiono ai limiti dell’impossibile. Le autorità stanno utilizzando contatori geiger per rilevare la presenza della capsula, ma l’area di ricerca è troppo estesa e la minuscola capsula potrebbe essere stata spostata dal vento o da altri fattori esogeni in mezzo al deserto australiano.

Allarme e polemiche

La capsula può ustionare o far ammalare chiunque la tocchi e il problema è che potrebbe essere ovunque“, l’allarme lanciato da Rio Tinto Group. E se l’allerta è stata rilanciata dalle autorità, è già polemica sulle tempestiche. Già, perché la scoperta dello smarrimento della capsula radioattiva è avvenuta solo il 25 gennaio scorso, ben 13 giorni dopo che il camion era partito dalla miniera Gudai-Darri. La consegna era avvenuta il 16 gennaio, ma il pacco era stato aperto solo nove giorni dopo. E lo stesso giorno è stata allertata la polizia australiana.
Le autorità sono state informate del problema solo venerdì 27 gennaio” – ha spiegato Andrew Robertson, dirigente sanitario statale – “Il gruppo estrattivo aveva appaltato il trasporto ad un’azienda esterna certificata come affidabile e sicura“.

Le ipotesi catastrofiche

A questo punto, solo un miracolo potrebbe consentire di ritrovare la capsula radioattiva. Ci sono varie ipotesi, anche piuttosto plausibili, che fanno gelare il sangue: la capsula potrebbe trovarsi nel deserto, contaminando flora e fauna, ma potrebbe anche essersi attaccata ai pneumatici delle auto che percorrevano l’autostrada, esponendo così le persone a livelli di radiazioni preoccupanti.

Rio Tinto, l’azienda mineraria ‘recidiva’

Rio Tinto Group è una multinazionale mineraria che vive un nuovo, scottante problema. L’azienda sta ancora cercando, a fatica, di ricostruire la propria reputazione dopo che nel 2020, durante alcuni scavi, furono distrutti due antichi rifugi rocciosi importanti dal punto di vista storico e culturale. “Riconosciamo la preoccupazione per questa situazione e siamo dispiaciuti per l’allarme che ha causato nell’Australia occidentale. Abbiamo avviato un’indagine interna per capire cosa sia successo“, il tentativo di scusarsi da parte di Simon Trott, dirigente dell’azienda.