
Artico, l’allarme dal monitoraggio dei ghiacci: c’è un enorme buco, grande tre volte la città di Roma, che si è venuto a creare, con l’acqua che non riesce a tornare allo stato solido. Una pessima notizia per il clima.
Un buco grande tre volte il territorio del Comune di Roma si è venuto a creare nell’Artico. Nel Nord dell’isola di Ellesmere, la più settentrionale del Canada e posta nella cosiddetta ‘last ice area‘, il monitoraggio satellitare ha permesso di accertare una spaccatura di oltre 3000 chilometri quadrati. La frattura, chiamata polinia dagli scienziati, si è originata in un punto in cui il ghiaccio ha uno spessore di oltre cinque metri ma, contrariamente a quanto sarebbe lecito aspettarsi, non è più ritornata allo stato solido.
A huge crack has been found in the last ice refuge for polar bears and other ice-dependent animals. A study in @theAGU details the 1,158 sq. mile rift off Ellesmere, Canada’s northernmost Island. It’s the first rift in this area, which contains the oldest and thickest Arctic ice. pic.twitter.com/8j7PCgrwgr
— Pattrn (@pattrn) October 18, 2021
In condizioni normali, è facile che vengano a crearsi le polinie, specialmente in estate: si tratta di un fenomeno essenziale per l’ecosistema, poiché l’acqua è fondamentale per tutti gli animali presenti. Le polinie, però, sono generalmente fenomeni temporanei e tipici delle aree in cui la calotta è sottile, ma nel caso dell’isola di Ellesmere il ‘buco’ è rimasto tale. “A Nord dell’isola di Ellesmere il ghiaccio è spesso e presente in grande quantità, dovrebbe essere difficile che si sciolga“, ha spiegato Kent Moore, ricercatore dell’Università di Toronto-Missisauga e principale autore dello studio sulla polinia in questione. Il condizionale, però, è d’obbligo, alla luce di quanto sta accadendo.
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I ricercatori canadesi, autori dello studio pubblicato su Geophysical Research Letters, avvertono: “Più il ghiaccio si assottiglia, più il fenomeno delle polinie è destinato a intensificarsi“. L’ipotesi è che la polinia scoperta nella ‘last ice area’ si sia formata a causa delle elevate temperature raggiunte la scorsa estate a entrambi i poli, con la prima pioggia mai registrata sulla vetta più alta della Groenlandia e la misteriosa scomparsa di un lago in Antartide. In particolare, la formazione della polinia sarebbe dovuta alle condizioni del vento o ad una tempesta ad alta pressione che ha riscaldato l’aria attorno al ghiacciaio. Ci sono pochi dubbi: la polinia sull’isola di Ellesmere è un altro segnale inequivocabile dei rapidi cambiamenti climatici, che nell’Artico si manifestano con una notevole intensità.
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Il monitoraggio satellitare della Nasa ha anche permesso di accertare che, nella stessa area, due polinie si erano formate (nel 1988 e nel 2004) senza che nessuno se ne accorgesse. L’ultimo ‘buco’ scoperto nell’Artico, tuttavia, desta inevitabilmente molta preoccupazione: fino a poco tempo fa si riteneva che questa regione fosse molto resiliente rispetto alla crisi climatica, e invece le ultime scoperte dimostrano una clamorosa fragilità. E con le temperature sempre più elevate, questi fenomeni sono destinati ad essere sempre più frequenti e irreversibili.