
Venticinque anni, nata e cresciuta a Kampala in Uganda, Vanessa Nakate – l’attivista che ha portato i Fridays for Future in Africa – è in edicola con il suo nuovo libro “Aprite gli occhi” edito in Italia da Feltrinelli
Il titolo originale è “A bigger picture” ma per l’Italia è stato scelto “Aprite gli occhi”. È il libro autobiografico di Vanessa Nakate, l’attivista climatica ugandese divenuta celebre durante la Youth4Climate di Milano lo scorso anno.
Nakate ha così deciso di raccontare se stessa, la sua vita pubblica e il suo privato nel libro edito in Italia da Feltrinelli e tradotto da Chiara Rizzo.
Chi è Vanessa Nakate, l’attivista africana per il clima
Vanessa Nakate è stata chiamata da molti la “Greta Thunberg dell’Africa” perché ha saputo riunire intorno a sé e alle sue pagine social centinaia di migliaia di attivisti di tutto il Continente.
Un continente dove – spiega la giovane – è difficile fare attivismo ma che è anche quello più complito dai cambiamenti climatici in corso a causa dell’aumento delle emissioni climalteranti.
“Aprite gli occhi. La mia lotta per dare voce alla crisi climatica”, racconta della sua decisione di scendere in campo per il clima e di fare dell’attivismo la sua principale attività.
“Nel 2018 ero iscritta alla facoltà di Economia a Kampala, per un esame avevo studiato un report sulle sfide che la popolazione del mio Paese avrebbe dovuto affrontare negli anni a venire. L’emergenza ambientale era già in corso e ad uno stadio avanzato. La parte orientale dell’Uganda era la più colpita da frane e inondazioni. Mi è stato subito chiaro che quello era il tema centrale del presente e del futuro. Ho iniziato a informarmi. Poi sono stata ispirata da Greta Thunberg e dai suoi scioperi, nel 2019 ho deciso di portare i Fridays for Future in Africa”, ha raccontato la giovane in un’intervista a Pianeta2030 del Corriere della Sera.
La giovane racconta che ai primi scioperi per il clima da lei organizzati in Uganda c’era davvero poca gente. I fratelli, i cugini e gli amici più stretti della giovane.
Ma la vera chiave di volta – spiega l’autrice nel suo libro – fu quando recatasi a Davos per portare la voce dei giovani ambientalisti al World Economic Forum del 2020 fu tagliata da una fotografia dell’agenzia di stampa Associated Press dove invece erano ritratte altre attiviste: Greta Thunberg, Isabelle Axelsson, Luisa Neubauer e Loukina Till, tutte bianche.
Un episodio di razzismo che, racconta Nakate, esiste anche nel mondo dell’ambientalismo. Un razzismo che più che ai singoli attivisti di colore è rivolto al continente africano nella sua interezza.
“Ci sono Paesi, come tutti quelli africani, che producono poche emissioni, ma subiscono quelle degli altri. Intere comunità indigene vedono le loro terre sfruttate e depredate dalla produzione di grandi multinazionali. Milioni di persone fanno i conti con una crisi climatica più grave rispetto a quella dell’Occidente”.