Completamente naturale, composta da fibra di cotone e cera d’api. Quasi una “seconda pelle”, riutilizzabile mille volte. Si chiama Apepak, è la nuova rivoluzionaria “pellicola” per conservare gli alimenti.
La cooperativa ha un laboratorio a San Vito di Altovole, dove si produce questa nuova pellicola Apepak grazie all’aiuto di un gruppo di volontari che la sta testando per capire come migliorare il prodotto e renderlo unico nel suo genere. L’idea della cooperativa non è solo quella di creare un prodotto completamente ecologico e buono per l’ambiente, ma anche quella di inserire e dare lavoro a persone in difficoltà.
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Il vantaggio, rispetto alla comune pellicola trasparente è in primis quello di non usare la plastica, di avere un prodotto riutilizzabile e che alla fine del suo ciclo di vita non inquina.
“Ci sono già alcuni prodotti similari – spiega la vicepresidente della coop, Francesca Amato – ma stiamo cercando di avere un prodotto quanto più ecologico possibile. L’idea ci è arrivata da un nostro amico negli Usa che ha registrato il marchio Apepak. Per noi però ha anche un’altra valenza: quella che questa produzione si trasformi in posti di lavoro per persone svantaggiate”.
Questa speciale caratteristica lo fa essere modellabile e permette di coprire interamente sia gli alimenti che i loro eventuali contenitori.
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“È ideale per frutta e formaggio – continua Francesca Amato – e in modo particolare per il pane perché permette che il contenuto respiri, pur conservandolo a lungo. Raccomandiamo invece di non usarlo direttamente a contatto con la carne che può rilasciare il sangue”.
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Apepak si presenta come un panno di cotone che, lavorato con cera d’api e olio di jojoba, diventa modellabile e resistente a unto e perdite, condizione ideale per ricoprire gli alimenti. Inoltre, è un prodotto traspirante e permette al contenuto avvolto di respirare e non inumidirsi evitando la formazione di muffe, materiale perfetto quindi per i prodotti di panificazione e per la freschezza di frutta e formaggi.
Apepak sostituisce gli involucri usa e getta di carta, plastica e alluminio, risparmiando 9 kmq di involucri di plastica all’anno e sostenendo l’agricoltura di cotone biologico per dare una nuova vita agli avanzi dei laboratori tessili italiani.