Era uno dei cani da soccorso più decorati d’Italia Greta, morta ieri dopo 9 anni trascorsi in prima linea. La ricordano i suoi colleghi alpini in una toccante lettera.
Da Amatrice alle inondazioni del Nordest, dalle valli Bergamasche al soccorso di montagna, Greta era sempre in prima linea. Ieri ha lasciato il suo nucleo di soccorso per l’ultima vota e e il coordinatore nazionale delle Unità cinofile da soccorso degli alpini, Giovanni Martinelli, ha deciso di salutarla ricordando in una lettera d’addio su Internet i tanti interventi effettuati insieme.
Alpino e cane al lavoro insieme «in quella che noi — spiega — siamo usi definire una ‘bestia’ unica con sei zampe un naso un cervello ed un cuore a disposizione di chi ne ha bisogno».
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Greta non si tirava mai indietro e sapeva cosa doveva fare, come dimostra il titolo raggiunto nel 2016 di campionessa nelle prove di obbedienza e ricerche alla prima edizione nazionale del raduno delle unità cinofile alpine. E «un po’ di arie te le davi per questo», sorride Martinelli. Arie meritate, visto che «per il nostro gruppo è stato il cane della svolta. Con lei abbiamo iniziato a motivare maggiormente i nostri cani, in modo da lavorare al meglio e dare aiuto alle persone in difficoltà».
Negli ultimi tempi la malattia dalla quale Greta non è più riuscita a risollevarsi. «Voglio ricordarti — scrive Martinelli — non nei pochi mesi di difficoltà, dove con tenacia hai lottato per uscire dalla crisi, ma nel lavoro dove sempre davi il meglio di te con cuore generoso, quel cuore che stamattina ha atteso che la tua conduttrice Katia uscisse di casa per smettere di battere, facendogli cosi un ultimo regalo, risparmiandole una scelta dolorosa e difficile. Ora unisciti al grande branco e corri libera, sgroppa e galoppa ‘duro’ come piaceva a te. Come tutti i cani resterai per sempre nel cuore del tuo conduttore e un pezzetto anche nel mio».
Se siamo stressati ne risentono anche i nostri cani
Il Nucleo cinofilo Argo, quello di Greta, ha dodici cani curati e addestrati dai volontari. Martinelli ricorda in uno degli interventi effettuati in occasione di un allagamento, un volontario stremato, «vinto non so se dalla stanchezza o dall’angoscia che davanti a quella devastazione stringeva il cuore. Davanti a lui, con la testa appoggiata sulla spalla, quasi a volerlo consolare, il suo cane.
Era un pastore tedesco, neppure tanto bello, a dire il vero piuttosto bruttarello, un lupacchiotto più che un lupo. Ridotto da far paura. col pelo incrostato di fango, ma in quel momento sembrava il più bel cane del mondo. Noi ci dedichiamo a quei cani e a quegli uomini, che tanto danno senza nulla chiedere». Fra i cani del Nucleo Argo, a continuare l’opera iniziata da Greta e da sua mamma Candy, ci sarà ora anche Haike, la sorella minore 5 anni.