Animali. Salvare i maiali da macellazione sicura che segue un sequestro, dagli allevamenti intensivi, dalla vivisezione.
È questo l’obiettivo di Federica Trivelli, che per i suoi “ciccioni” ha fatto sfumare un matrimonio, ha scelto di lavorare part time e ha lasciato la città per trasferirsi a Vigone, nel Torinese, dove ha fondato “La piccola Fattoria degli Animali”.
Ai maiali, la 46enne di Torino ha dedicato una vita.
Quando l’uomo con cui stava le disse: “Scegli, o me o loro”, Federica Trivelli si guardò le unghie, ci pensò un attimo e poi rispose: “Loro”.
Tutto è iniziato nel 2009, quando “il primo ciccione” arrivò da un contadino.
Il percorso di “adozione” è più o meno questo: quando in qualche allevamento vengono sequestrati gli animali, ci sono dei tribunali che permettono a privati di “adattarli”.
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Federica li accoglie, li nutre e li accompagna verso una vecchiaia inusuale nella vita di un Sui no.
“Già, di solito il maiale è destinato alla tavola – racconta Federica – qui con me arriva alla morte naturale. E capita che si ammalino: al veterinario penso io, così come al cibo e all’acqua”.
Costo mensile: dai 1.500 ai duemila euro, quando non ci sono spese mediche importanti.
“Proprio per stare vicino a loro – ha aggiunto Federica – ho ottenuto un part time dalla società di ingegneria dove lavoro. Dunque da sola a volte non riesco: così ho fondato una onlus, La vie en rose, dove si possono fare donazioni spontanee”.
In “aiuto” c’è anche la pagina Facebook che conta migliaia di interazioni.
Ma qual è la giornata tipo di Federica?
“Mi alzo alle sei, faccio una corsa, poi vado da loro – dice – li pulisco, cambio l’acqua, gli do’ da mangiare. Poi una doccia e via, al lavoro. Con il pullman: impiego un’ora e mezza per andare e altrettanto per torna re, alla sera”.
Inoltre il rifugio deve essere sempre presidiato e così ci sono quattro o cinque volontari che si alternano per darle una mano.
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Al sabato e alla domenica, invece, la vita di Trivelli è tutta per i «ciccioni».
E quando le viene chiesto perché lo fa, Federica risponde così: “ognuno di noi ha un progetto nella vita e il mio è questo. In passato mi so no impegnata in battaglie in difesa degli animali e dell‘ambiente. ll primo contatto con i maiali è avvenuto oltre dieci anni fa, negli Stati Uniti, quando una scrofa mi fissò intensamente negli occhi. Il mio messaggio non è quello più scontato, cioè “non mangiate carne di maiale”.
“Invito tutti – aggiunge poi – a conoscere meglio questi animali, sempre bollati come: sporchi e pigri quando non e vero. Se proviamo a vivere accanto a loro, a comprenderne le dinamiche di gruppo, scopriamo un mondo. E mangiarli diventa più difficile per tutti”.