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Ance, allarme dal Superbonus agli infortuni sul lavoro

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I dati più preoccupanti lanciati nel corso dell’Assemblea nazionale dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance). 

Un evento importante, ma di certo non una festa, perché allo stato attuale c’è davvero poco da festeggiare: sono allarmanti i dati annunciati dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) nel corso dell’Assemblea nazionale a Roma. A illustrarli è stata la presidente Federica Brancaccio, a cominciare dal Superbonus: “Lo hanno descritto come uno sperpero di denaro pubblico, con toni aspri e talvolta poco istituzionali, eppure nel biennio 2021-2022 ha consentito all’Italia di crescere a ritmi superiori a quelli della Cina. Il prezzo è stato altissimo ma se ci avessero ascoltato, avremmo evitato grandi sprechi. Ora, dopo continui interventi legislativi che hanno portato a un guazzabuglio normativo, per giunta retroattivo, ci sono sette miliardi di lavori fermi che rischiano di lasciare scheletri urbani e siamo ancora in attesa di capire come andrà a finire per i contratti già stipulati. Ci saranno gravi ripercussioni economiche e sociali sulla vita di cittadini e imprese. Cosa accaderebbe se i contratti che regolano vita e lavoro di ognuno di noi potessero essere stravolti in continuazione senza il nostro assenso? Dormiremmo sonni tranquilli?“.

La presidente dell’Ance ha parlato poi della direttiva Case Green. “La stagione del Superbonus è finita, ma quella della riqualificazione energetica degli edifici è appena iniziata e la direttiva appena approvata in Europa ci offre questa opportunità da cogliere senza timori. L’Italia ha fatto bene a spingere per una revisione della proposta iniziale, che appariva velleitaria e ideologica. Ora abbiamo un testo definitivo che è un buon compromesso su cui dobbiamo lavorare tutti. Il Superbonus ci ha aiutato, ma per raggiungere gli obiettivi europei dobbiamo riqualificare 1,45 milioni di edifici entro il 2035” – il punto di Federica Brancaccio – “L’obiettivo è comune, ambizioso e necessario, portarlo a termine è un impegno preso con le prossime generazioni. Per raggiungerlo non esiste una ricetta unica, ci sono vari strumenti e soluzioni e siamo pronti a mettere a disposizione di tutti le nostre analisi e proposte. Servono le risorse: l’Europa e lo Stato devono sostenere la spesa delle famiglie che non hanno i mezzi, allo stesso tempo banche e operatori dovranno immaginare strumenti finanziari innovativi. I vantaggi saranno enormi per tutti in termini di sostenibilità sociale, ambientale ed economica: una casa meno inquinante consente di risparmiare fino a metà della bolletta“.

Si è poi parlato del Pnrr, ma anche dei timori legati all’autonomia differenziata. “Spesa e debito devono assicurarci un futuro e la crescita, senza incentivi o assistenzialismo. Il Pnrr libererà tante energie e riavvierà una macchina amministrativa arrugginita, governi e maggioranze diverse hanno creato e attuato un grande progetto europeo di sviluppo sostenibile nell’interesse di tutta la collettività, con obiettivi e tempi chiari” – ha spiegato la presidente dell’Ance – “Ora è importante non tradire lo spirito di partenza: dal Pnrr sono fuoriusciti circa 15 miliardi, quasi la metà per il Mezzogiorno. Una scelta dovuta all’inevitabile ritardo di molti progetti del Sud, ma che sa poco di prospettiva e che rischia di renderlo sempre più zavorra. Se non facciamo nulla per ridurre ora il divario tra i territori, cosa accadrà con la riforma dell’autonomia differenziata? Il Pnrr deve essere una spinta, non l’ultima spiaggia. Non agiamo solo con l’acqua alla gola, per una buona volta prepariamoci per tempo con una nuova grande proposta per la crescita futura“.

La presidente dell’Ance ha anche chiesto al governo di favorire il passaggio ad un’industria che sia sempre più sostenibile da ogni punto di vista. “Lo sviluppo va incentivato, non può essere solo una bandiera lasciata alla volontà dei singoli ma deve diventare prassi industriale e fenomeno di massa. Occorrono strumenti operativi per supportare le imprese, soprattutto le più piccole, a sviluppare nuove competenze e capacità. Il decreto sugli inerti a cui sta lavorando il viceministro Gava va in questa direzione” – le parole di Federica Brancaccio – “Investire nella sostenibilità è investire nel bene comune, è una responsabilità collettiva, un imperativo morale e strategico. Ma è anche una questione di sicurezza nazionale, perché l’Italia è un Paese povero di materie prime e particolarmente fragile dal punto di vista ambientale. Le imprese virtuose vanno premiate“.

Affrontato anche il tema del Piano Mattei e del potenziamento delle infrastrutture. “La filiera del Made in Italy legata alla casa è una delle più prestigiose al mondo, con la tecnologia possiamo recuperare suolo, convertire edifici degradati in abitazioni sostenibili, realizzare prodotti all’avanguardia. Per questo siamo stati chiamati a dare il nostro contributo nell’ambito del Piano Mattei. Il nostro settore gioca un ruolo strategico anche fuori casa, se attivato correttamente è un formidabile moltiplicatore di valore nell’economia nazionale. Dobbiamo però rilanciare ora la nostra rete portuale per un ruolo sempre più strategico al centro del Mediterraneo” – il punto di Federica Brancaccio – “Non dobbiamo sprecare risorse ma occorre andare al di là di scelte puramente conservative. Chiediamo al governo di promuovere un programma nazionale della crescita di lungo respiro, un piano strategico che dovrà occuparsi di mobilità, connessione, sostenibilità, inclusione, servizi alla persona e prevenzione del rischio idrogeologico e sismico, in tempi adeguati e nel rispetto dei territori coinvolti. Il ddl sulla ricostruzione, con la preziosa esperienza quotidiana dei commissari, può essere un importante strumento in tal senso“.

Tra la riduzione dei bonus edilizi e un sistema poco efficiente dal punto di vista strutturale, la situazione nel prossimo futuro non è rosea. “Dopo un 2023 positivo, anche il primo trimestre mostra segnali di crescita: +1,6% di ore lavorate e +4,3% di lavoratori iscritti. Ma le previsioni per tutto il 2024 indicano un calo del 7,4%, un -4,7% di nuove abitazioni, addirittura -27% di opere di riqualificazione, -1% di abitazioni non residenziali privati. C’è però un +20% di opere pubbliche” – ha spiegato Federica Brancaccio – “Nel settore delle opere pubbliche, però, il 90% degli appalti, corrispondente in valore al 33% del mercato, è senza vera concorrenza. Bandi o inviti per gli appalti dei lavori pubblici vengono soprattutto affidati direttamente o con negoziati senza bando“.

All’Assemblea nazionale dell’Ance, a cui hanno partecipato anche rappresentanti istituzionali e politici di vari schieramenti, è stato affrontato anche il tema degli infortuni sul lavoro. Per quanto riguarda la situazione nei cantieri, l’Ance riconosce l’impegno del governo ma chiede di più. “Incrociando i dati Inail e delle nostre casse edili emerge che il 70% delle giornate infortunio in cantiere riguarda lavoratori senza contratto edile, e quindi senza obbligo di formazione adeguata” – l’appello di Federica Brancaccio – “Riconosciamo alla ministra Calderone il merito di aver avviato un proficuo confronto con tutte le parti sociali e una seria riflessione sulla sicurezza, rafforzando anche il sistema dei controlli. Ma noi chiediamo ancora di più: al posto della patente a crediti, che interviene in senso sanzionatorio, chiediamo la qualificazione delle imprese edili anche per i lavori privati, come già avviene per i lavori pubblici“.