
Amianto. Un ente super partes che vigili sull’operato della SUVA e che faccia piena chiarezza su quanto accaduto.
È la richiesta dei rappresentanti dei sindacati e dell’Associazione ‘Giù dalle mani dall’Officina’ in relazione alla presenza di amianto allo stabilimento industriale di Bellinzona, che avrebbe provocato la morte di almeno una dozzina di operai a partire dagli anni Ottanta.
“Ci sono operai in pensione che non sanno se devono fare una Tac – ha aggiunto Ivan Cozzaglio, presidente della Commissione personale delle Officine Ffs – c’è chi viene convocato per un controllo medico e altri,che hanno lavorato nelle stesse condizioni, non vengono chiamati…C’è apprensione e confusione”.
La Suva è sempre più nella bufera per come sta gestendo le morti per esposizione ad amianto tra gli operai entrati in contatto nel passato con la sostanza cancerogena.
I casi emersi, tra officine ferroviarie e idroelettriche, hanno spinto i sindacati Sev e Unia a puntare il dito contro la principale assicurazione infortuni svizzera.
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Gianni Frizzo, leader dello sciopero alle Officine già nel 2008, ha parlato di “mancanza di sensibilità. La reazione di Suva è discutibile. Vogliamo chiarezza su quello che non sono riusciti a fare”.
“La SUVA ha gestito il problema in modo scellerato, con dichiarazioni inaccettabili e mancando completamente di trasparenza” – ha affermato Gianni Frizzo, condannando al contempo la volontà dell’assicurazione di trattare ogni caso singolarmante.
Per Frizzo occorre “aprire una discussione collettiva coinvolgendo esperti, politici e la popolazione”.
Già il prossimo 15 ottobre è prevista una serata informativa aperta a tutti all’hotel Internazionale.
L’invito è che gli ex collaboratori si facciano avanti per portare le loro testimonianze.
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Ha chiesto “completa trasparenza” Matteo Pronzini di Unia, evidenziando anche un possibile conflitto d’interessi nell’assicuratore, che paga le spese mediche e al tempo stesso indica quali controlli eseguire: “C’è un potenziale rischio che gli aspetti legati alla salute siano finiti in secondo piano rispetto a questioni di costi”.
Un sentimento di sfiducia che spinge i sindacati a chiedere una verifica sull’operato della Suva: “Vogliamo qualcuno che sia super partes. Non ci fidiamo più”.
Frizzo ha invece lanciato un appello ai medici che hanno effettuato perizie sugli operai: “Ci sarà qualcuno che “non fa parte del gioco” e vuole dire come stanno veramente le cose? Si faccia avanti. È una responsabilità collettiva”.
Pronzini, invece, chiede che “tutti quelli che potenzialmente sono stati a contatto con materiale sospetto possano fare una visita. Non possono esserci casi di serie A e casi di serie B”.