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Ong denunciano ENI all’Ocse: “Non rispetta gli impegni sul clima, fa solo greenwashing”

Tra le accuse all’Eni da parte delle associazioni ambientaliste, i mancati tagli delle emissioni previste per i prossimi anni

L’Eni non farebbe ciò che deve in termini di tagli di emissioni e di prevenzione e mitigazione dei rischi. È l’accusa che diverse associazioni hanno mosso nei confronti del colosso italiano dell’energia.

Un’accusa formalizzata nelle scorse ore al Punto di Contatto Nazionale dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, attraverso un’istanza di denuncia contro il piano industriale di Eni.

Tre i punti fondamentali che le ong hanno messo al centro della propria istanza di denuncia:

  1. l’assenza di sufficienti tagli di emissioni di CO2 e altri gas serra per i prossimi anni;
  2.  l’assenza di una valutazione complessiva dell’impatto climatico delle attività d’impresa;
  3. l’assenza di informazioni “trasparenti e adeguate” e una mancata elaborazione di un piano di prevenzione e mitigazione dei rischi.

Si tratta di obiettivi che l’azienda dovrebbe perseguire, stando a quanto previsto dalle Linee Guida dell’Ocse per le imprese multinazionali.

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Ong contro Eni: “Si tratta di greENIwashing”

Tra le ong che hanno presentato l’istanza di denuncia all’Ocse c’è la onlus A Sud. La portavoce Marica Di Pierri, giocando con il termine “greenwashing” ha parlato per la multinazionale dell’energia di “greENIwashing”.

“Parliamo di greENIwashing perché il greenwashing sembra diventato per Eni un marchio di fabbrica – ha dichiarato Di Pierri -. Per quanto si sforzi di raccontarsi come attenta all’ambiente, inclusa la recente l’operazione Plenitude che ha imperversato anche sul palco di Sanremo, Eni resta saldamente il primo emettitore italiano di gas serra ed è circa al 30esimo posto a livello globale”.

“A ciò va aggiunto che lo Stato italiano possiede oltre il 30% delle azioni di Eni – ha aggiunto la portavoce di A Sud -. Anziché permettere all’impresa di condizionare le politiche energetiche nazionali, dovrebbe orientarne il piano strategico verso un’ottica di abbandono delle estrazioni, che invece sono ancora in crescita, anno dopo anno”. 

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