
I leader indigeni del Perù stanno facendo pressione affinché venga approvata una legge che dichiari parti della Foresta amazzonica inaccessibili agli estranei, ma l’industria petrolifera vuole cercare di rinviare la votazione al Congresso.
Il Congresso peruviano sta valutando se accelerare il processo di approvazione di una proposta di legge, che ha lo scopo di rendere inaccessibile i territori indigeni nella Foresta amazzonica al confine con il Brasile e l’Ecuador. I promotori sostengono che la legge, che ha lo scopo di proteggere l’area dalle compagnie minerarie, petrolifere e dai taglialegna, possa anche proteggere queste comunità dal coronavirus.
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“Fino ad ora le attività estrattive ad alto rischio sono state considerate lecite in questi territori. Questa riforma garantirà la vita e i diritti umani di queste comunità” ha commentato Jorge Pérez, presidente della Regional Organization of Indigenous Peoples of the Amazon. Preservare questi territori indigeni in Ecuador e Perù è considerato fondamentale per proteggere l’ecosistema amazzonico, che secondo gli scienziati si sta avvicinando ad un punto di non ritorno. Nonostante il governo del Presidente Martin Vizcarra si opponga alla legge, gli analisti credono che il Congresso frammentato del Perù possa approvare la legge, in particolare dopo il grido populista emerso nelle ultime elezioni. Anche i leader indigeni hanno voluto incontrare Vizcarra per far comprendere le proprie motivazioni ma Lesly Lazo, presidente della commissione giustizia, dubita che la legge possa essere approvata questa settimana in quanto la sua commissione potrebbe decidere di sottoporla ad un’ulteriore revisione: “Non penso ci sia fretta”.
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L’industria petrolifera peruviana, della quale fa parte anche la compagnia statale Petroperu, ha messo in guarda i legislatori sull’approvare l’emendamento, che potrebbero colmare un vuoto in un frammento legislativo del 2006 sulla protezione degli indigeni. Felipe Cantuarias, presidente della Peruvian Hydrocarbon Society, crede che la legge possa colpire la produzione di petrolio e mettere a rischio una serie di contratti: “Stiamo chiedendo al Congresso di affrontare il tema e comprendere che non possa essere risolto ritirando gli investimenti privati perché sarebbe una sconfitta per tutti: il paese ci perde, la regione ci perde“.
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I sostenitori della proposta di legge, tra cui il deputato Lenin Bazan del partito di sinistra Frente Amplio, sostengono che l’attuale bozza non minacci i contratti già esistenti. Bazan, che presiede il comitato che ha approvato la bozza, la scorsa settimana ha pubblicato una copia del documento con la scritta: “Non siate sciocchi”.