
Erisvan Soares, quindicenne della tribù Guajajara, è stato trovato morto in Brasile. La sua tribù nelle ultime settimane è stata vittima di violenze razziali che hanno portato alla morte di altri tre membri.
Erisvan Soares, un ragazzo indigeno di quindici anni appartenente alla tribù Guajajara, è stato ucciso in Brasile, al confine di una riserva indigena fortemente colpita dalla deforestazione nello stato del Maranhao, in Amazzonia. L’omicidio, il quarto contro la tribù Guajajara nelle recenti settimane, è stato accompagnato da un’ondata di insulti razziali contro gli indigeni diffusa sui social media. Indigenous Missionary Council (CIMI), ha spiegato che il corpo di Erisvan Soares è stato trovato con una ferita da taglio venerdì ad Amarante do Maranhao. Il gruppo ha detto che il ragazzo stava viaggiando verso la città al confine con la riserva indigena di Araribòia con il padre.
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Secondo G1 news anche un uomo chiamato Roberto Silva, non appartenente a nessuna tribù indigena, è stato ucciso ed entrambi sono stati ritrovati alle prime ore di venerdì ad una festa in un’area chiamata Vila Industria. “Un altro crimine brutale contro le persone della tribù Guajarara” ha twittato Sonia Guajajara, uno dei capi della tribù e della riserva, e coordinatrice esecutiva dell’associazione indigena ABIP “tutti quelli a cui non piacciamo si sentono liberi di ucciderci perché sanno che rimarranno impuniti. È tempo di dire basta”.
According to the Pastoral Land Commission (CPT), the number of indigenous people killed in rural conflicts in Brazil in 2019, is the highest in at least 11 years. This is a human rights crisis. #IndigenousRights @cpeartree @camila_larossi https://t.co/4JuOMv3zar
— AMAZON WATCH (@AmazonWatch) December 14, 2019
Gli omicidi ai danni di indigeni sono aumentati del 23% secondo i dati di CIMI così come è aumentata l’appropriazione indebita delle terre da quando il Presidente Jair Bolsonaro ha iniziato il suo mandato a gennaio. Bolsonaro ha paragonato le tribù indigene agli “uomini preistorici” e ha detto che le loro terre dovrebbero essere industrializzate. In un annuncio, il governo dello Stato ha detto che le investigazioni preliminari indicano “che l’omicidio non è stato motivato dall’odio, da una disputa territoriale o dalla deforestazione delle riserve indigene” mentre Funai, un’agenzia indigena brasiliana, sta seguendo il caso.
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Erisvan viveva nella riserva indigena di Arariboia, che è stata decimata dai falegnami. Un gruppo dei guardiani della foresta era riuscito ad espellere i falegnami dalla riserva ma aveva affrontato minacce e violenze. A novembre, il guardiano Paulo Paulino Guajajara è stato ucciso in un’imboscata ed un altro, Laércio Guajajara, è rimasto ferito.
I falegnami agiscono in questo modo in tutta Amarante ma la polizia interviene raramente: “C’è molto razzismo verso gli indigeni di Amarante” ha detto Gilderlan Rodrigues, coordinatore di CIMI di Maranhao. Il gruppo ha detto che la famiglia di Ersivan ha rifiutato di commentare l’indagine della polizia, che sta cercando legami tra la morte di Erisvan e la spaccio di droga.
We are adrift without protection from the State, which is not fulfilling its constitutional duties. https://t.co/PfVfepiKqB pic.twitter.com/pkBbwivrh7
— Sonia Guajajara (@GuajajaraSonia) December 9, 2019
— Sonia Guajajara (@GuajajaraSonia) December 9, 2019
Lo scorso sabato due capi Guajajara, Firmino Silvino Guajajara e Raimundo Bernice Guajajara sono stati colpiti e uccisi in una sparatoria sull’autostrada vicino la riserve Cana Brava mentre due loro compagni sono rimasti feriti. I due uomini stavano tornando da un incontro quando un gruppo di uomini in una macchina bianca ha aperto il fuoco. Secondo le autorità gli omicidi potrebbero essere collegati alle frequenti rapine che avvengono sull’autostrada ma gli attivisti per i diritti degli indigeni hanno accusato la polizia di pregiudizi razziali. Da quel momento, un’ondata di abusi razziali ha colpito la regione: “Quelli che hanno sparato avrebbero dovuto ucciderne almeno 50”, ha detto un cittadino in un gruppo WhatsApp, “il governo dovrebbe gettare una bomba e sterminarli tutti” ha risposto un altro.
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“Queste sono persone normali…che incitano alla violenza contro gli indigeni” ha detto Erika Nogueira, direttrice dell’associazione indigena Ascalwa “è questo che ci preoccupa maggiormente, la società civile”.