
Purtroppo, però, non ci sono solo buone notizie: un incendio doloso ha devastato un maxi progetto di riforestazione.
Gli indigeni dell’Amazzonia, alla fine, l’hanno spuntata. I giudici del Tribunale federale supremo del Brasile hanno bocciato con nove voti a due, definendolo incostituzionale, il ‘marco temporal‘. Ovvero, la norma che avrebbe potuto sottrarre aree protette alle comunità native.
Il ‘marco temporal‘ prevede che il diritto alla terra delle comunità indigene valga solo in base ai titoli di proprietà in loro possesso antecedenti al 1988, anno di entrata in vigore dell’attuale Costituzione del Brasile. Dopo la sentenza, i sostenitori del ‘marco temporal‘ hanno criticato i giudici, sostenendo che così viene alimentata l’incertezza giuridica. Ora, però, la decisione del Tribunale supremo del Brasile mette pressione sul Senato che dovrà valutare il progetto di legge.
Intorno agli indigeni brasiliani dell’Amazzonia c’è un vero e proprio scontro politico. La destra sostiene i grandi proprietari terrieri e in particolare gli imprenditori dell’agribusiness, mentre l’attuale governo di Lula ha istituito un apposito Ministero per le popolazioni native, guidato dalla leader indigena Sonia Guajajara, oltre a scegliere un’ambientalista ‘di ferro’ come Marina Silva per quello dell’Ambiente.
In una giornata importante, se non di portata storica, non ci sono però solo buone notizie. Un incendio doloso ha infatti devastato una riserva naturale che, dopo essere stata deforestata illegalmente, era stata sottoposta ad un maxi progetto di riforestazione. Il gruppo di ricerca ambientale Rioterra, nel 2019, aveva lanciato il progetto per rigenerare 270 ettari di foresta nello Stato di Rondonia, dove la deforestazione illegale aveva favorito la diffusione di pascoli per il bestiame.
L’obiettivo, ambizioso, era quello di piantare almeno 360mila alberi. Tutto procedeva per il meglio quando l’incendio, con le fiamme che si sono mosse in direzione opposta rispetto al vento, ha distrutto tutto. Proprio la direzione delle fiamme ha lasciato pochi dubbi sull’origine dolosa del rogo, e sono già partite le prime indagini e l’identificazione di diversi sospetti. Il progetto, da quasi un milione di dollari, aveva generato oltre 100 posti di lavoro, fornito reddito sostenibile alla popolazione locale e favorito la coltivazione della palma açai. Con tutta probabilità, il maxi rogo è stato commissionato da allevatori e imprenditori che volevano espandere i pascoli.