Dopo il rallentamento degli ultimi anni gli alunni stranieri in Italia tornano ad aumentare, è quanto emerge dal 30° Rapporto sulle migrazioni della Fondazione ISMU ETS
Nell’anno scolastico 2022/23 è ripreso a crescere il numero degli alunni stranieri con cittadinanza non italiana (Cni) nati all’estero e nati in Italia, toccando le 914.860 presenze che corrispondono all’11,2% sul totale degli iscritti, dalle scuole dell’infanzia alle secondarie di secondo grado. D’altronde la presenza della popolazione immigrata nel nostro Paese ha avuto un impatto importante anche sulla scuola.
Alunni stranieri in Italia negli anni
La ricostruzione fatta da Fondazione ISMU ETS sugli alunni stranieri negli ultimi trent’anni si articola in quattro fasi. La prima inizia con poco più di 31mila presenze nell’anno scolastico 1992/93 e ne raggiunge 70mila nel 1997/98. La seconda vede una accelerazione esponenziale fino al 2012/2013, dove il totale di iscritti con background migratorio si decuplica in circa 15 anni e supera le 700mila unità. La terza fase, fino al 2019/20, vede un rallentamento con +12mila all’anno, nonostante la “crescita zero” del 2015/16 (+641).
La fase attuale
Infine, l’attuale fase oscillante degli anni dal 2020 al 2023, in cui si registra il primo anno scolastico segnato dal “segno meno”, con la perdita di oltre 11mila alunni di origine immigrata nel biennio della pandemia, fino alla grande crescita del 2022/23, con l’inserimento scolastico dei profughi ucraini e il superamento della soglia del 10%.
L’origine degli alunni stranieri
Per quanto riguarda la provenienza, gli studenti sono originari di circa 200 Paesi diversi. In particolare il 44% è di origine europea, più di un quarto è di origine africana, attorno al 20% asiatica e quasi l’8% dell’America Latina. La cittadinanza più numerosa è rappresentata dalla Romania, con quasi 149mila studenti. Seguono poi l’Albania (118mila presenze) e il Marocco (114mila). I dati del 2022/23 confermano poi che la maggioranza degli alunni stranieri è concentrata nelle regioni settentrionali, a seguire nel Centro e nel Mezzogiorno. La Lombardia accoglie un quarto degli alunni con background migratorio (231.819 unità), seguita da Emilia-Romagna (111.811), Veneto (99.604), Lazio (83.716) e Piemonte (81.762).
La distribuzione nelle Regioni italiane
Nello specifico in Emilia-Romagna gli studenti con cittadinanza non italiana rappresentano il 18,4% della popolazione scolastica regionale, il valore più elevato a livello nazionale. Segue poi la Lombardia con il 17,1% di alunni con Cittadinanza non italiana ogni 100 iscritti nelle scuole di diverso ordine e grado. La provincia italiana con il maggior numero di alunni stranieri rimane Milano (82.396), seguita da Roma (66.385), Torino (40.605) e Brescia (33.362). Le scuole senza studenti stranieri sono il 15,5%, una percentuale che negli anni è diminuita ed è invece aumentato il numero di istituti con percentuali rilevanti.
Le seconde generazioni
Cresce l’incidenza delle seconde generazioni: più dei due terzi degli alunni censiti come non italiani sono costituiti dalle cosiddette seconde generazioni. L’incidenza percentuale di questo gruppo sul totale degli alunni stranieri cresce in tutti i livelli scolastici e ne costituisce attualmente la maggioranza: nelle scuole dell’infanzia, i nati in Italia ogni 100 alunni con background migratorio sono 81, 69 alla primaria, 63 alle secondarie di primo grado e 50 in quelle di secondo grado.
Il problema del ritardo scolastico
Quando si parla di alunni stranieri, però, permane il problema del ritardo scolastico. Dai primi dati del 2005/06 si è ridotto progressivamente, ma nel complesso rimane ancora elevato, soprattutto nelle secondarie di secondo grado, dove quasi la metà degli studenti di origine immigrata è in ritardo di uno o più anni (48%).
Elet e Neet
Preoccupa anche l’abbandono scolastico precoce: nel 2022 gli Elet (Early leaver from education and training) nati all’estero, cioè i giovani che si sono fermati alla scuola secondaria di primo grado, sono ancora il 28,7% dei 18-24enni stranieri, cioè il triplo degli autoctoni, che scendono al 9,7%. I giovani in condizione di Neet, ossia che non studiano né lavorano tra i 15 e i 29 anni sono il 29% del totale, circa il doppio degli italiani (17,9%).