Home Attualità Alluvione a Valencia, per La Verità è colpa di Ue e ambientalisti

Alluvione a Valencia, per La Verità è colpa di Ue e ambientalisti

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Un pezzo pubblicato sul ‘quotidiano indipendente’ diretto da Maurizio Belpietro punta il dito contro le operazioni di ripristino morfologico dei fiumi (omettendo, o negando implicitamente, le cause della tragedia). 

Poteva mancare, nei giorni drammatici successivi all’alluvione di Valencia, un po’ di sano negazionismo climatico? E perché proprio su La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro che negli anni ha portato avanti, dal Covid-19 fino all’ambiente, temi negazionisti molto cari alla destra globale? A pagina 8, c’è un pezzo firmato da Fabio Dragoni a cui, non ironicamente, va rivolto un plauso per essere riuscito a inserire, qualitativamente e quantitativamente, una serie di tematiche negazioniste per spiegare quanto accaduto a Valencia.

Non è certo un mistero che, dal Covid-19 e i vaccini, fino ai diritti civili e sociali, passando per il cambiamento climatico e la transizione ecologica, il ‘quotidiano indipendente’ diretto da Belpietro sia costantemente una cassa di risonanza di teorie e temi molto cari all’estrema destra di tutto il mondo, oltre ad essere costantemente un organo di stampa a supporto dell’azione del govero italiano. Fabio Dragoni, poi, è sempre stato coerente nell’esporsi a favore di varie teorie, anche molto controverse, su varie tematiche. Lo ha fatto sulla carta stampata come in tv, ospite o protagonista di varie trasmissioni, e anche con il libro ‘Per non morire al verde’. E mentre a Valencia la tragedia continua a consumarsi (c’è chi sostiene che lo stesso numero di vittime sia stato causato anche dall’alluvione del 1957, come se il conteggio attuale sia definitivo, per minimizzare quanto accaduto e sottolineare come gli eventi estremi siano ciclici), il giornalista de La Verità, pur di negare che l’impatto dell’uomo sia riuscito ad alterare il clima trasformando il Mediterraneo in un mare tropicale, se la prende anche con una direttiva europea in materia ambientale. D’altronde, prendersela con gli attivisti e le associazioni è fin troppo semplice, vuoi mettere poter attaccare anche quei maledetti burocrati di Bruxelles con le loro ideologie ‘rosso-verdi’?

La tragica responsabilità dell’uomo potrebbe proprio esserci stata in questa tragedia. Ma non nel far scoppiare il diluvio, che per chi legge e crede nella Bibbia, ritiene questa essere una prerogativa esclusiva del nostro Creatore. Ma l’uomo sul corso di quel fiume ci ha messo le mani eccome“, scrive Dragoni. Che poi ammette: “Nessuno, nemmeno noi, sostiene l’esistenza di un nesso di casualità diretta fra questi interventi e l’esondazione, sia chiaro. Non abbiamo elementi in proposito“. Quel “nemmeno noi” dice molto, le righe successive anche di più: “Una cosa è certa. L’uomo su quel fiume ci ha messo le mani e lo ha fatto con i piedi. E a farlo non sono stati i negazionisti climatici fascisti, omofobi e razzisti ma gli ecogretini a pelo lungo e corto. Ante litteram sarebbe il caso di dire, perché tutti questi interventi sono iniziati dopo il 2000“.

Anche il meno attento degli osservatori avrà sicuramente notato che c’è un filo che collega il sovranismo no-Euro e anti-Ue, il negazionismo sulla pandemia di Covid e quello sul cambiamento climatico. Tutti temi che l’estrema destra ha fatto propri negli ultimi vent’anni, e che La Verità spesso ripropone. Dragoni, infatti, se la prende anche con l’Unione europea: “Poteva non aver prodotto nel frattempo una direttiva? Ma ovvio che no. È la direttiva quadro sulle acque 60 del 2000 (Eu Water Framework Directive). A marzo del 2019 è stato pubblicato un paper a cura di Wetlands international e Cirf (Centro italiano per la riqualificazione fluviale)“.

Non vengono ovviamente risparmiati attacchi a Wetlands international: “Un’organizzazione (‘science based’, dicono loro) che lavora con la società civile, i governi e il settore privato (quindi da qualcuno di questi arriveranno i fondi che le servono per campare) per la conservazione delle zone umide e il ripristino della natura)”. E nemmeno al Cirf: “Un’associazione culturale, ovviamente tecnico-scientifica (quell’ovviamente è un capolavoro, rimanda alla memoria l’odiato Comitato tecnico scientifico ai tempi dell’emergenza Covid, ndr), il cui obiettivo primario è incidere sulla normativa e sulle scelte politiche e gestionali che impattano sull’equilibrio degli ecosistemi“. Il motivo? Entrambe hanno elogiato l’effetto pratico della direttiva europea, tra cui il miglioramento delle condizioni ecologiche dovuto alle misure di ripristino dei fiumi.

In Spagna, gli interventi hanno riguardato cinque fiumi, tra cui il Turia, esondato martedì scorso. Gli interventi di ripristino morfologico nel Turia, scrive ancora Dragoni, hanno riguardato anche un tratto in cui la diga di Benageber, costruita negli anni ’50 del secolo scorso, che aveva ridotto la portata del fiume facendone aumentare la temperatura dell’acqua e alterandone la biodiversità (e non si tratta solo dell’esistenza di pesci o di altri organismi acquatici, ma del fatto che anche la minima alterazione dell’equilibrio biologico di ogni ambiente può avere impatti significativi anche sull’uomo, si pensi ad esempio all’insorgenza di batteri). La riqualificazione aveva come obiettivo l’aumento della portata del fiume in un tratto di 17 km a valle della diga, che Dragoni ricorda essere stata costruita sotto il regime di Francisco Franco. D’altronde i regimi autoritari o totalitari, specialmente quelli di estrema destra, hanno fatto anche cose buone, altro che questi pericolosi esperti stalinisti-ecogretini-timmermansiani (queste definizioni, ironiche e puramente di colore, potrebbero diventare nuove etichette di successo sulle pagine de La Verità; se di gradimento, prendete pure e fatene buon uso).

Tornando al Turia, Dragoni accusa gli ecologisti spagnoli di aver voluto aumentare la portata del fiume di 1,2 m³ per favorire la ripopolazione della fauna. Citando parte dei paper prodotti dalle associazioni scientifiche, il giornalista de La Verità ammette: “Ora non so voi. Ma io non ci ho capito un tubo se non che hanno aumentato la portata del fiume […] e che non gli importava un accidente della sicurezza delle comunità che abitavano attorno“.
Si preoccupavano della fauna, mica dei valenciani. Buttando un occhio invece ai report della World Fish Migration, chiamati Dam Removal Progress (progressi nella rimozione delle dighe) e diffusi anche dal Cird, indovinate un po’ qual era considerato il Paese modello da cui prendere esempio per rimuovere le dighe? La Spagna. Che nel solo 2021 ne aveva rimosse 133, di cui una sul Turia” – aggiunge Dragoni – “Cominciamo a capirci qualcosa, no? Ma veniamo al nostro sterile dibattito interno. Il primo a esondare è stato ovviamente Tozzi (Mario, non Umberto, si intende)“.

Il geologo e divulgatore scientifico è decisamente l’antagonista perfetto di Fabio Dragoni e de La Verità. Da tempo, Mario Tozzi insiste su alcuni aspetti. Il primo, che il cambiamento climatico è da imputare all’attività dell’uomo perché causato da un eccesso di sostanze climalteranti nell’atmosfera. Il secondo, che sono assolutamente necessarie tutte le azioni possibili di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Il terzo, che le azioni di adattamento vanno ripensate in modo più ambizioso perché è già tardi e succede sempre più spesso, come accaduto a Valencia ma anche in varie parti d’Italia negli ultimi due anni (Marche, Emilia-Romagna, Toscana e Liguria, solo per citare gli avvenimenti più tragici), che nel giro di poche ore cada la stessa quantità di pioggia normalmente prevista nel giro di diversi mesi. Sì, il fenomeno dell’alluvione è proprio questo, ma una volta si verificava, in uno stesso luogo, a distanza di diversi anni. Ora, invece, accade anche ogni pochi mesi e con un’intensità maggiore.

Il geologo divulgatore e pasdaran di tutte le misure green, senza le quali, a suo dire, si scatenerebbe ciclicamente ogni tipo di apocalisse come appunto a Valencia, tuona assertivo dalle colonne de La Stampa, con tutti e tre i principali quotidiani che aprono in prima utilizzando appunto il ‘sobrio’ termine ‘apocalisse’. Tozzi tuona: ‘Non c’è spazio per le vecchie soluzioni di adattamento’ che tradotto significa più o meno questo: se so che deve nevicare non rinforzo il tetto ma faccio non nevicare. Lucidissimo direi” – l’affondo di Fabio Dragoni contro Mario Tozzi – “Dice che ‘bisogna agire sulle cause, azzerare le emissioni climalteranti, oggi’. Cioè rottama la tua utilitaria diesel o benzina che sia e il Turia non esonderà più. E siccome dopo l’apocalisse arriva il giudizio universale, Tozzi è netto e assertivo: ‘Sulle cause dell’attuale crisi climatica la discussione tra gli scienziati è chiusa da tempo con l’attribuzione delle responsabilità all’uomo’. La discussione ‘si riaprirà solo con nuovi dati’. Ecco, forse qualche dato lo abbiamo“.

Qualche dato lo abbiamo“, conclude Fabio Dragoni. Omettendo, però, tutti quelli relativi alla frequenza e all’intensità di fenomeni meteo estremi che non risparmiano nessuno. Tantomeno la nostra area del Mediterraneo.