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Alimenti conservati con carta stagnola e pellicola trasparente: quali rischi per la salute?

Carta stagnola, pellicola trasparente e contenitori in plastica, fate attenzione a come conservate gli alimenti: modalità d’uso e da altri fattori quali tempo, temperatura, stato fisico e composizione dell’alimento possono aumentare il rischio di contaminazione. L’alluminio può accumularsi in diversi organi e tessuti.

I primi di dicembre dello scorso anno il Ministero della Salute aveva già lanciato l’allarme: “Non incartate panini nell’alluminio”. La carta stagnola a contatto con gli alimenti è tossica, può migrare negli alimenti e “portare a un superamento della dose massima stabilita” con “potenziale rischio per la salute per fasce vulnerabili della popolazione”, in particolare bimbi e donne in gravidanza. A ribadirlo è un documento del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa), pubblicato sul portale del Ministero della Salute.

Il comitato ha rivalutato la problematica già esaminata nel parere “Esposizione del consumatore all’alluminio derivante dal contatto alimentare” risalente al 2017, alla luce dei risultati di nuovi studi svolti dall’Istituto Superiore di Sanità.

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Diversi studi condotti dall’Istituto superiore di sanità e dal Comitato nazionale per la sicurezza alimentare – spiegano al Giornale Carlo Signorelli (docente di Igiene alla Università Vita-Salute San Raffaele di Milano) e Tijana Lalic (Servizio Igiene e Alimenti Asl Parma) – hanno confermato che il rilascio di alluminio da utensili o imballaggi è condizionato dalle loro modalità d’uso e da altri fattori quali tempo, temperatura, stato fisico e composizione dell’alimento“. Il rischio aumenta quando il materiale entra in contatto con “alimenti acidi o salati per tempi e temperature elevati. In caso di continua e ripetuta assunzione, l’alluminio può accumularsi in diversi organi e tessuti come fegato, reni, ossa e tessuto adiposo, e interferire così con diversi processi biologici con conseguenti effetti tossici e infiammatori“. 

Anche pellicola trasparente e contenitori colorati potrebbero causare problemi alla salute, visto che “non tutti i prodotti presenti sugli scaffali dei supermercati siano sicuri al cento per cento“. Il pvc, “sebbene sia molto performante – spiegano Signorelli e Lalic al Giornale -, non è adatto a ogni utilizzo a causa della presenza di plastificanti, come gli ftalati“. In fase di produzione industriale, questo materiale può rilasciare cloruro di vinile e di additivi come il piombo“. I rischi maggiori vengono però dalla modalità di conservazione dei cibi, con la possibile “contaminazione da parte di microrganismi come virus o batteri“. Alimenti “sensibili” sono “i prodotti della pesca, le preparazioni alimentari combinate, le uova, la carne suina e i loro derivati”. I nemici da cui guardarsi? “Norovirus, clostridium botulinum, campylobacter, epatite A, tossine batteriche, Stec, trichinella e intossicazione da istamina“. Anche la cottura incompleta o inadeguata, così come quella a temperatura troppo elevata (cibi fritti o grigliati) espongono a rischi.

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Come affermato nel precedente parere, la via primaria di esposizione all’alluminio per la popolazione generale resta quella alimentare. Già nel 2008 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) ha definito una dose settimanale tollerabile pari a 20 per un bambino di 20 kg e 70 mg per un adulto di 70 kg.

I dati scaturiti dagli studi condotti negli Stati membri, “indicano una significativa probabilità di superamento di tale dose nei bambini e nei giovani poiché maggiormente esposti all’alluminio contenuto negli alimenti”. Mentre “le fasce di età superiori risultano meno esposte sia per le diverse abitudini alimentari sia per il minore rapporto consumo di cibo/peso corporeo”.

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Sull’argomento è intervenuto anche il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri: “Bisogna informare la popolazione e quindi sul sito del ministero saranno presenti indicazioni su come e quando usare questo metallo in cucina. Per esempio, non tenere incartato per ore nei fogli di alluminio il panino del vostro bambino”. Il viceministro fa un appello anche alle aziende che producono la carta d’alluminio: “Serve l’aiuto di tutti perché un utilizzo sbagliato può nuocere alla salute. Inoltre, il ministero ha scritto alla Commissione europea per portare questa problematica nelle riunioni sulla sicurezza alimentare”.

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I diversi tipi di alimenti e condimenti favoriscono la migrazione, in particolari quelli acidi, come il succo di limone. Il Comitato auspica pertanto, “l’elaborazione sia di un piano di monitoraggio relativo alla presenza e rilascio di alluminio dai materiali a contatto, sia idonee modalità di informazione del rischio rivolte ai cittadini e alle imprese”.

Sottolinea l’importanza dell’uso di materiali alternativi o leghe “che minimizzino la cessione”, nonché la “definizione di un piano nazionale” e particolare attenzione al “rischio di patologie, come quelle neurologiche o ossee, anche attraverso uno studio osservazionale caso-controllo”.

Il pericolo è quello che si manifesta solo nei periodi di tempo lunghi. È quindi prudente evitarne il consumo. Non usarlo è attualmente il miglior modo per proteggerci dai gravi danni a lungo termine che possono derivare dalla ingestione.