Allergie alimentari, con un farmaco il 60% dei bambini torna a mangiare tutto

Le allergie alimentari, soprattutto nei bambini, possono essere molto pericolose. Ma oggi un farmaco, denominato Omalizumab, permette ai bambini allergici di mangiare i cibi prima proibiti, lo conferma uno studio dell’Ospedale Bambino Gesù.

L’analisi è consistita nell’osservazione dei dati di 65 bambini per 12 mesi e ha confermato la sicurezza dell’anticorpo monoclonale in grado di ridurre le reazioni allergiche, tanto che il 60% dei bambini trattati ha potuto reintrodurre gli alimenti vietati nella propria dieta. La soglia di reazione agli alimenti viene moltiplicata dal farmaco, per esempio per il latte diventa 250 volte superiore, per l’uovo 170 volte, per la nocciola 250 volte, per l’arachide 55 volte.

L’assunzione di un alimento a cui si è allergici può provocare reazioni come asma, dermatite atopica, vomito e diarrea, fino alla morte per shock anafilattico.
Finora i bambini allergici dovevano o evitare del tutto l’assunzione dell’alimento responsabile della reazione allergica oppure provare con la desensibilizzazione, introducendo nella dieta piccole dosi dell’alimento sperando di alzare la soglia di tolleranza.
Adesso la via farmacologica oltre ad apparire la più efficace restituisce maggiore serenità ai pazienti e ai loro genitori.

«Con il trattamento farmacologico tutti i bambini del gruppo hanno potuto smettere di osservare l’etichettatura precauzionale degli alimenti alla ricerca della dicitura “potrebbe contenere…”, pratica che limita di molto le scelte dei pazienti allergici alimentari» spiegano la dott.ssa Stefania Arasi, allergologa, prima autrice dello studio e il prof. Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù e coordinatore della ricerca. «Oltre a ciò, lo studio documenta che i genitori e i pazienti si rilassano, il loro indice di qualità della vita viene normalizzato non dovendo più essere condizionati in maniera incombente dal mangiare per errore qualcosa di sbagliato. I dati osservazionali del nostro studio dovranno essere replicati in maniera prospettica, ma la terza via per una vita migliore per i bambini allergici alimentari è aperta».