L’Unhcr ha lanciato la campagna “Coloriamo il futuro dei bambini rifugiati” per garantire loro accesso all’istruzione
Sono 7,2 milioni i bambini rifugiati che non hanno accesso a scuola. È l’allarme lanciato dall’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati. SI tratta di quadi la metà dei 14,8 milioni di bambini rifugiati in età scolare nel mondo. I dati sono ricavati dall’ultimo report sull’istruzione di Unhcr che attinge ai dati di oltre 65 paesi in tutto il mondo per fornire il quadro più dettagliato finora sullo stato dell’istruzione e dell’iscrizione dei rifugiati.
La campagna “Coloriamo il futuro dei bambini rifugiati” dell’Unhcr
L’istruzione è cruciale per il futuro di questi bambini, perché può salvare la loro vita. La scuola, infatti, protegge i bambini rifugiati, riducendo i rischi di reclutamento forzato in gruppi armati, di lavoro minorile, di sfruttamento, di violenza sessuale e di genere, di gravidanze e di matrimoni precoci. Per questo l’Unhcr ha lanciato la nuova campagna “Coloriamo il futuro dei bambini rifugiati” che durerà fino al 23 febbraio.
L’obiettivo della campagna
Fino al 23 febbraio 2025 la campagna “Coloriamo il futuro dei bambini rifugiati” potrà essere sostenuta inviando un SMS al numero solidale 45588 o chiamando da rete fissa, contribuendo così ad assicurare l’accesso a scuola a migliaia di bambini, per portare colore e speranza nella vita di coloro che sono in fuga da guerre e violenze. I fondi raccolti andranno a sostenere il programma di Unhcr “Primary Impact” che coinvolge 26 Paesi del mondo e mira ad assicurare l’accesso a scuola a 250mila bambini entro il 2027.
Primary Impact
Il programma Primary Impact dell’Unhcr è nato a luglio del 2023 ed è attivo nell’Africa subsahariana, in Nord Africa, in Medio Oriente, in America centrale e meridionale e in Asia. Il programma interviene per ridurre l’impatto di alcune delle barriere che ostacolano l’accesso all’istruzione, migliorando le infrastrutture scolastiche, fornendo assistenza economica alle famiglie, reclutando e formando gli insegnanti, ma anche fornendo sostegno psicosociale ai bambini e migliorando le infrastrutture tecnologiche per la scuola a distanza.
Il ruolo della scuola per i bambini rifugiati
“La scuola salva la vita dei bambini rifugiati, le prove sono evidenti. Sui banchi, i bambini sono protetti da sfruttamento, abusi, violenze, reclutamento forzato, matrimoni precoci. Ma non solo, attraverso l’istruzione un bambino rifugiato può lasciarsi alle spalle i traumi e tornare a vivere una rassicurante normalità, un fattore essenziale per una sana crescita psicofisica. Inoltre, solo attraverso la scuola i bambini rifugiati possono integrarsi in un nuovo Paese, socializzare, imparare e potranno così, un giorno, realizzare i loro sogni e aspirazioni a beneficio loro e delle comunità che li hanno accolti o del loro Paese, quando ci saranno le condizioni per tornare a casa” ha commentato Laura Iucci, direttrice della raccolta fondi di Unhcr Italia.
Le bambine sono le più colpite dalla crisi
Quando si parla di rifugiati emergono delle differenze di genere, poiché le bambine e le ragazze spesso si trovano di fronte a ostacoli superiori, a volte di natura sociale e culturale. Tra questi c’è accogliere l’acqua o il combustibile, prendersi cura dei fratelli più piccoli o dei parenti più anziani, svolgere le faccende domestiche, tutti compiti che ricadono sempre sulle femmine.
I problemi degli insegnanti
A questi si aggiunge che spesso gli insegnanti si trovano ad affrontare classi di oltre cento studenti con poche risorse. Gli insegnanti stessi sono poco formati e attrezzati per affrontare le numerose difficoltà che i bambini e i ragazzi rifugiati portano con sé. Per esempio gli alunni possono ver perso mesi o anni di scuola, o avere alle spalle esperienze traumatiche o possono trovarsi davanti a barriere linguistiche e riscontrare problemi con i programmi di scuola.