Al Jaber, il conflitto di interessi del Presidente della COP28

Si è discusso molto dell’assegnazione della presidenza della COP28 a Sultan Al Jaber, amministratore delegato dell’agenzia statale petrolifera degli Emirati Arabi

In questi giorni si è parlato molto del presidente della COP28, Sultan Al Jaber, amministratore delegato dell’ADNOC, l’Agenzia statale petrolifera degli Emirati Arabi Uniti, a causa di alcune sue dichiarazioni espresse durante una sessione dei lavori, durante la quale avrebbe detto: “Nessuna scienza dimostra che un’uscita dai combustibili fossili è necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi sopra i livelli pre-industriali”. Queste dichiarazioni sono state tacciate di negazionismo climatico da parte del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

Al Jaber ha ritrattato queste dichiarazioni in una conferenza stampa, affermando che le sue parole sono state estrapolate senza contesto e ha ribadito di credere nella scienza, che è in effetti concorde sul ruolo dei combustibili fossili nel riscaldamento globale e sul fatto che l’unico modo per limitare l’aumento delle temperature è limitarne l’utilizzo. Ma ormai il dado è tratto e queste dichiarazioni fanno aumentare lo scetticismo di chi, già dalla vigilia della COP28, criticava la scelta di affidare la Conferenza dell’Onu sul clima agli Emirati Arabi Uniti che sono tra i maggiori produttori ed esportatori di petrolio.

Sul “caso Al Jaber” alla COP28 è intervenuto a Rapporto Mondo Andrea Ghianda di Ecco Climate, il think tank italiano sul clima.

Rapporto Mondo è il programma di TeleAmbiente scritto e condotto da Bianca Damato e Mario Messina.