Non si arrestano le proteste degli agricoltori, iniziate in Germania a dicembre e presto dilagate in altri Paesi europei, compresa l’Italia.
Motivo del contendere sono le norme che in diverse realtà nazionali, mirano a disincentivare l’uso di sostanze inquinanti a favore di pratiche sostenibili in agricoltura.
In Germania la norma più contestata è la fine degli sgravi per l’acquisto di gasolio agricolo, per il momento Berlino ha risposto con concessioni parziali, rifiutate dagli agricoltori. Nel nostro Paese gli agricoltori chiedono una maggiore tutela del made in Italy, lo stop al ritorno dell’Irpef e un blocco del prezzo del gasolio. Una posizione abbracciata dal ministro Lollobrigida che parla di “politiche green ideologiche” in Europa e rivendica la superiorità della sostenibilità economica e sociale su quella ambientale.
L’Unione europea ha lanciato un piano da 55 miliardi di euro per rinnovare la politica agricola comune (PAC), tra le norme introdotte vi è la riduzione del 20% dell’uso di fertilizzanti oltre all’obbligo delle rotazioni delle colture e all’obbligo di tenere a riposo il 4% delle superfici, per permettere al terreno di rigenerarsi. Su questo punto è arrivata una prima apertura della Commissione che ha concesso una proroga.
Alla luce dell’accordo siglato dall’Unione con i Paesi del Mercosur per l’ingresso in Europa dei prodotti alimentari del mercato comune sudamericano, si tratta di norme che, secondo gli agricoltori, renderanno più convenienti i prodotti agricoli extra Ue.
Il nodo da sciogliere è proprio quello della sostenibilità che impone degli investimenti nel settore agricolo, spese di riconversione che però gli agricoltori dichiarano di non potere sopportare senza rischiare la bancarotta. Quello che manca al momento nella PAC è un periodo di transizione green regolamentato da norme europee che proteggano le piccole realtà, più vulnerabili alle crisi. Intanto per il primo febbraio è atteso un provvedimento europeo di risposta alle rivendicazioni del mondo agricolo.