La Fondazione Libellula ha coinvolto circa 1600 adolescenti per indagare sulla violenza di genere, ma i dati sono preoccupanti
Sono 1.592 gli adolescenti tra i 14 e i 19 anni che hanno partecipato all’indagine condotta da Fondazione Libellula, l’impresa sociale nata con lo scopo di agire su un piano culturale per prevenire e contrastare la violenza di genere e ogni forma di discriminazione. Le statistiche che emergono dal sondaggio parlano chiaro: le relazioni sentimentali tra adolescenti non sono sane.
La gelosia non è una forma di violenza per gli adolescenti
“Quello che emerge – spiega Giuseppe Di Rienzo, Direttore Generale di Fondazione Libellula – è uno spaccato complesso accomunato però da alcune tendenze, che sono ad esempio quelle di non considerare la gelosia una forma di violenza. Questo è uno degli elementi più forti che è emerso dalla nostra ricerca. Infatti comportamenti come quello di chiedere al proprio partner o alla propria partner di geolocalizzarsi quando si è fuori o di condividere la password dei propri profili social non vengono considerati forme di violenza ma anzi sono considerati degli atti d’amore”.
Differenze di genere
I dati però presentano delle differenze se a rispondere sono i ragazzi o le ragazze. Per il 95% delle ragazze il condividere immagini di una persona senza il suo consenso è una forma di violenza, ma la percentuale si abbassa al 40% per i ragazzi. Oppure dire al partner come vestirsi viene considerata violenza per l’88%, per i ragazzi si abbassa al 56%. Quindi questi dati ci mostrano una diversa consapevolezza rispetto alle ragazze e ai ragazzi. “A che cosa può essere dovuto questa differenza di risposte? Le ragazze sin da piccole vengono educate, si sentono ripetere più e più volte di stare attente” ha detto ancora Di Rienzo.
Educare e sensibilizzare gli adolescenti
E allora come intervenire per educare e sensibilizzare le nuove generazioni? 3 adolescenti su 4 ritengono che il luogo in cui si debba parlare si violenza di genere sia la scuola. Per Di Rienzo “La scuola può essere il luogo giusto perché permette agli adolescenti di confrontarsi su queste tematiche ma è il luogo giusto solo se gli adulti di riferimento, quindi il corpo docente, ha le competenze e la formazione adeguata per poter affrontare queste tematiche. Quindi quello che noi proponiamo per lavorare su queste tematiche è sicuramente una formazione che è diverso dall’informazione perché le nostre scuole, le scuole italiane, hanno fatto tante informazioni in questi anni su questi temi, ma forse poca formazione”.
Il ruolo delle aziende
Oltre alla scuola e alla famiglia, un altro attore chiave per educare i giovani possono essere le aziende: “Le aziende sono luoghi in cui lavorano fondamentalmente adulti e quindi quella che a noi piace chiamare la comunità educante cioè ogni adulto ha una responsabilità educativa e le aziende possono giocare un ruolo importante in questo favorendo la formazione dei genitori, favorendo la formazione dei figli e delle figlie dei dipendenti partendo anche dalla più tenera età, favorendo e agevolando anche il dialogo intergenerazionale quindi tra genitori e figli per far sì che questo tema venga affrontato in maniera quanto più complessa ed esaustiva” prosegue il Direttore Generale di Fondazione Libellula.
La musica e l’arte nel percorso di crescita
In questo contesto si inserisce la musica, ma anche il cinema. L’arte musicale ha un’enorme influenza sui comportamenti degli adolescenti, eppure, tra dissing e insulti l’esempio non è sempre positivo. Secondo Di Rienzo “Quello che noi possiamo fare è non lasciare da sole le nuove generazioni, aiutarle a sviluppare spirito critico in maniera tale che anche l’occasione di sentire un determinato tipo di testo, di leggere le parole che quel testo vuole veicolare possono diventare occasioni di confronto e un’occasione in cui ci si mette in discussione rispetto alle tematiche della violenza e della violenza di genere”.