Home Attualità Acquario di Livorno, una rete di bioplastica aiuterà la crescita della Posidonia

Acquario di Livorno, una rete di bioplastica aiuterà la crescita della Posidonia

La rete è stata posizionata in una delle vasche dell’acquario per studiare la compatibilità con l’ambiente marino

Una rete di plastica biodegradabile è stata installata in una vasca dell’Acquario di Livorno con lo scopo di rigenerare le praterie di Posidonia oceanica. 

Il materiale utilizzato è una particolare bioplastica individuata nell’ambito di un progetto che ha visto protagonisti l’Asa (Azienda Servizi Ambientali di Livorno), l’Università di Pisa, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e l’azienda tessile Coatyarn che possiede il brevetto del materiale.

L’installazione della rete in bioplastica all’interno dell’Acquario è necessaria affinché Ispra e Università di Siena conducano gli studi necessari a dimostrare la piena compatibilità con l’ambiente marino e la completa degradazione del materiale.

Il progetto ha avuto inizio nel 2016 quando Asa stava progettando un impianto di dissalazione dell’acqua di mare all’isola d’Elba i cui lavori avrebbero interessato la prateria di Posidonia oceanica e per i quali erano previste operazioni di trapianto.

Per permettere il radicamento delle piante trapiantate era necessario posizionare una struttura con dei supporti. L’idea iniziale fu quella di utilizzare una rete di ferro rivestita con monofilamenti di polipropilene, comunemente impiegata per questi scopi, ma fu subito scartata perché non sostenibile a livello ambientale.

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È a questo punto che, con il coinvolgimento di diversi soggetti, tra cui Maurizia Reggiani del dipartimento di ingegneria dell‘università di Pisa e il suo staff, si è arrivati alla soluzione finale.

La professoressa Reggiani stava studiando l’uso di biopolimeri che risultarono resistenti all’energia del mare e in grado di resistere almeno due anni , cioè il tempo necessario al radicamento delle posidonie.

Gli studi preliminari hanno già dato risultati più che positivi, ma il via libera definitivo sarebbe un importante passo avanti nella ricerca e nella tutela ambientale, tanto che sono già allo studio possibili applicazioni in diversi settori, tra cui l’itticoltura.

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