Abruzzo, corridoi faunistici per salvare gli animali?

Appena due settimane fa, la morte di un orso bruno marsicano investito da un’auto. Il punto di Pietro Santucci: “Realizzarli costa molto, ci sono delle alternative ma anch’esse sono dispendiose”.

La recente morte di un orso bruno marsicano, investito da un’auto e trovato senza vita poche ore dopo in Abruzzo, non solo ha ricordato la triste scomparsa di Juan Carrito, ma ha anche riacceso il dibattito sulla necessità di creare corridoi faunistici in una Regione ricca di biodiversità e aree protette, ma anche attraversata da autostrade e strade di scorrimento. Un tema molto complesso, come spiega Pietro Santucci, accompagnatore di media montagna di Civitella Alfedena e grande esperto di fauna selvatica.

Questo è un problema italiano in generale, non solo del nostro Parco, ma si sa che per realizzare corridoi faunistici occorrono risorse economiche rilevanti. L’investimento dell’orso è avvenuto in una zona, quella di Canistro, molto delicata, dove negli ultimi tempi si è intensificata la frequenza di avvistamenti addirittura di femmine con cuccioli. C’è un dibattito molto acceso sul tema, si ritiene che gli orsi si stiano un po’ decentrando rispetto all’area del Parco” – ha spiegato Pietro Santucci – “Questo avviene perché i boschi aumentano sempre più, la natura è sempre più incontaminata perché agricoltura e allevamento vengono abbandonati e iniziano a mancare le risorse che l’orso una volta trovava in modo spontaneo: mais, mele, pere, altre coltivazioni…“.

Più aumenta il bosco, più diminuiscono le risorse principali dell’orso, anche se parliamo di un ottimo vegetariano che mangia un po’ di tutto. La conseguenza è che gli orsi si spostano verso le zone agricole” – ha aggiunto l’educatore ambientale e accompagnatore di media montagna – “Da un lato bisogna preservare questi animali che sconfinano dal Parco e vanno verso la Marsica e la Valle Roveto, dall’altro bisognerebbe pensare più seriamente a delle campagne che possano ricreare quegli ambienti. So che è molto difficile e dispendioso, ma potrebbe aiutare questi animali a restare più all’interno del Parco e a rischiare meno la vita nei loro spostamenti“.