Un viaggio nel mondo olistico della natura, attraverso i libri antichi e le piante officinali dell’Aboca Museum a Sansepolcro, dove il fondatore della compagnia, Valentino Mercati, ha raccontato com’è nato il progetto e quali sono le prospettive future.
Servizio di Stefano Zago
All’interno della prestigiosa sede storica di Palazzo Bourbon del Monte, a Sansepolcro, in provincia di Arezzo, c’è il Museo Aboca. Tra piante, estratti e libri antichi, il fondatore dell’azienda Valentino Mercati, ha raccontato a TeleAmbiente com’è nato il progetto per il benessere dell’organismo umano, basato sul rispetto della natura e la proiezione verso il futuro per tutelare la biodiversità.
La storia di Aboca nasce nel 1978 dall’idea che l’essere umano non possa rinunciare alle sostanze naturali per la propria salute. A creare l’healthcare company è stato Valentino Mercati, acquistando una tenuta sulle colline toscane dove ha iniziato a coltivare piante officinali e prodotti biologici. I suoi studi lo hanno portano a scoprire come la sapienza popolare e gli antichi volumi di botanica e medicina racchiudessero le proprietà curative delle piante, un patrimonio che ha voluto mettere a disposizione di tutti attraverso l’incontro tra tradizione e innovazione, riuniti nel concetto di “one health”.
“One health vuol dire curarsi tenendo conto dell’ambiente. Vuol dire che l’uomo se non vive in un ambiente salutare non può avere la salute. Noi affrontiamo ‘one health’ in modo da valutare quello che succede all’interno di tutto l’organismo. Ogni azione esterna che agisce sul nostro organismo è un’azione olistica, quindi già rispettare il concetto di one health per il nostro corpo sarebbe già un traguardo enorme”, spiega Mercati a TeleAmbiente.
Tra i punti di forza di Aboca c’è il tracciamento di tutta la filiera di produzione, dal seme al prodotto finito: “la nostra produzione è agricola dove conosciamo quali sono le regole per conservare la memoria dell’organizzazione nativa. La vita non è fatta di molecole, è fatta di reti. Non c’è una sostanza vivente che non sia rete, è tutto in trasformazione”, prosegue il fondatore dell’azienda toscana.
In merito alle reti, anche l’intelligenza artificiale è tra le reti utilizzate da Aboca come supporto per la ricerca e per lo studio dei testi antichi. “Io la utilizzo già in tutte le mie ricerche. Studiare la natura e utilizzare l’intelligenza artificiale significa arrivare prima. Con l’IA riusciamo a risolvere dei problemi in 3-10 minuti per cui prima ci voleva un dottorato di ricerca. È uno degli strumenti fondamentali per avere il massimo comun denominatore del sapere umano”, sottolinea Mercati.
I quattro pilastri di Aboca
I quattro pilastri di Aboca sono ricerca, coltivazione, produzione ed educazione. I criteri alla base dell’azienda si fondono in un unico concetto che pone al centro il bene comune, come ribadisce il fondatore: “Al centro c’è la riunione di tutti e quattro i fattori in un’unica mentalità. Si guadagna di più se si fa il bene comune, se si dà piuttosto che si riceva. Siamo nati come B Corp e sin dall’inizio non si è guardato al guadagno quanto al beneficio che si ha quando si crea. Tutti i pilastri sono incentrati sulla mentalità del fare, ma anche del dare.”
I momenti critici dell’azienda e le prospettive per il futuro
“Il momento più critico c’è stato nei primi anni Ottanta, quando l’azienda si è trovata in difficoltà economiche. Il progetto era molto ambizioso perché prevedeva un investimento nei primi dieci anni, dato che le piante dovevano essere anche coltivate anziché solo raccolte. Una delle difficoltà più grosse è stata coltivare l’ortica, perché nasce come vuole lei, con la sua intelligenza naturale. La gramigna, invece, non siamo riusciti a coltivarla. Il segreto dell’azienda è stato rispettare la sua natura, anche se per due o tre anni abbiamo traballato”, racconta Mercati.
Aboca può vantare oltre 20 brevetti e un sistema di ricerca chiamato Evidence Based Natural attraverso il quale si applicano i criteri della Evidence Based Medicine e della Systems Medicine alle sostanze naturali. Queste conoscenze vengono poi messe al servizio della salute delle persone nei prodotti realizzati con sostanze naturali al 100%.
“Che ci sia un futuro è certo, non so per quanti miliardi di persone. È certo che dobbiamo lavorare tutti per costruire un’alternativa alla non vita, all’artificialità. È come passare da un artificiale che è un artefatto ad un ‘fatto ad arte’ che è naturale”, spiega il fondatore della healthcare company Aboca.
“La mia speranza è che si riesca a riprendere l’umiltà del capire che siamo natura, ancora non l’abbiamo compreso. C’è ancora qualcuno che dà per scontato che non ci sarà più vita sulla Terra e pensa ad andare su Marte, una presunzione dell’uomo ‘fatto a immagine e somiglianza di Dio’. Non è così, l’uomo è l’ultima delle fasi biologiche. Noi siamo all’inizio, stiamo imparando ancora a diventare umanità. La speranza è riuscire a capire che il possesso non è vita. L’ambiente è la madre di tutte le battaglie”, conclude Mercati.