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TERREMOTO, UN ANNO DOPO

Di Giammarco Spirito
L’orologio del campanile di Amatrice segna ancora l’orario della tragedia. Erano le 3:36 del 24 agosto 2016 quando un forte sisma di magnitudo 6.0 della scala Richter devastava l’area fra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo provocando 300 morti e 388 feriti.
Rasi al suolo i comuni più vicini all’epicentro: Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto. E proprio ad Accumoli, e nella vicina Amatrice, si registrarono i danni più gravi: il centro di Amatrice venne polverizzato, Accumoli cancellata.
Tragico il bilancio anche nelle Marche nel Comune di Arquata e nella frazione di Pescara del Tronto. Case crollate, corpi senza vita estratti da sotto le macerie. Un evento catastrofico che nessuno si sarebbe aspettato ma che in pochi secondi spazzava via interi paesi e tante, troppe vite umane.
La scossa più forte era avvertita anche a Roma, Napoli e perfino Firenze e Trento. La zona dell’evento sismico si trova in un’area sismologica molto attiva in Italia che comprende anche l’Aquila, dove il terremoto del 6 aprile 2009 provocò oltre 300 morti e circa 65.000 sfollati.
Ci si rese subito conto della gravità della situazione, con un alto numero di vittime poiché i territori colpiti, che d’inverno sono abitati da un modesto numero di residenti, erano in quel momento nel pieno della stagione turistica e ospitavano un numero molto maggiore di persone. Specialmente Amatrice dove tre giorni dopo si sarebbe dovuta tenere l’attesa sagra dell’Amatriciana.
La drammatica frase del sindaco Sergio Pirozzi ” Amatrice non c’è più!” faceva il giro del mondo. Uno dei borghi più belli d’Italia non esisteva più. La via principale del corso diventava simbolo di devastazione. L’Hotel Roma si sbriciolava mentre i suoi 70 ospiti dormivano nelle camere con vista sui monti Sibillini.
I primi soccorsi arrivarono sui luoghi del sisma già a poche ore dalla prima scossa, seppure con un certo ritardo nel raggiungere le frazioni più isolate a causa dei numerosi ponti crollati e delle strade ostruite dalle macerie. Vigili del fuoco, protezione civile, polizia, carabinieri, corpo forestale e anche l’esercito, con l’aiuto anche delle unità cinofile, scavarono a mani nude tra le macerie per cercare di salvare eventuali persone ancora rimaste intrappolate. I medici e i paramedici hanno soccorso i primi feriti all’aperto. Molte le persone estratte vive, ma molte anche le vittime.
Scattava fin dai primi momenti una gara di solidarietà, non solo in Italia, per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto che ancora continua. Come le macerie che oggi sono diventate simbolo di quei luoghi devastati.

La stima finale e complessiva dei danni è stata di 23,55 miliardi di euro ed ha riguardato 131 comuni del Centro Italia, tra Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo, con 38.883 edifici non utilizzabili dei 95.990 esistenti nei comuni investiti dal sisma.
Ad un anno di distanza molto è stato fatto, ma ancor di più si dovrà fare.
Delle 3830 casette da installare in 42 Comuni, ne sono state consegnate soltanto 456, mentre a poche settimane dalla riapertura delle scuole delle 2409 scuole controllate, ne sono agibili solo 1585.
Intanto un altro elemento di polemica si aggiunge al rituale delle celebrazioni, Vasco Errani, commissario straordinario per la ricostruzione, si è dimesso, senza spiegare i motivi e in anticipo sulla scadenza del mandato.

Alcuni nostri servizi ad un anno dal terremoto.